Le elezioni presidenziali senza sorprese del Tagikistan

Formalmente Domenica 11 Ottobre il paese centrasiatico aprirà le urne per eleggere il suo Presidente.

Sostanzialmente gli aventi diritto al voto si recheranno ai seggi per ratificare un ulteriore mandato di Emomali Rahmon, al potere dal 1992.

68 anni, candidato del Partito Democratico del Popolo, formazione nazionalista e anticlericale che domina anche il Parlamento (con le elezioni per la camera bassa tenutesi lo scorso Marzo), Rahmon non intende lasciare la carica nonostante alcuni rumors prospettassero la candidatura di suo figlio Rustam o di un suo fedelissimo.

Si discute se il Paese possa venire “contagiato” dall’instabilità politica del vicino Kirghizistan, ma il pugno di ferro dell’autoritario leader non sembra al momento lasciare spazio a queste prospettive.

Una flebile opposizione era stata avanzata dal 30enne avvocato Faromuz Irgashev, che in un video su Youtube ha annunciato la sua candidatura per combattere gli abusi delle forze di polizia. La Commissione Elettorale non è stata però dello stesso avviso, negandogli la possibilità di correre per le elezioni a causa della presentazione dei documenti necessari oltre la deadline prefissata.

Di norma le campagne elettorali tagike non fanno dormire sogni tranquilli all’opposizione; nel 2013 uno dei leader del fronte anti-Rahmon, l’imprenditore Zayd Saidov, è stato arrestato e condannato a 29 anni di carcere (poi ridotti a 26) per aver tentato di fondare un nuovo partito d’opposizione.  Dietro le sbarre lo hanno seguito nei mesi successivi i suoi legali.

Lo scorso Marzo, Ilhomjon Yaqubov, capo dell’associazione dei migranti centroasiatici ed esponente dell’opposizione locale nel mirino dei servizi di sicurezza, ha subito una violenta aggressione mentre si trovava in Lituania da parte di due sconosciuti di lingua tagika.

Chi sono quindi i candidati?

Oltre al Presidente uscente Rahmon, sono presenti ulteriori candidati, seppur tutti d’area filogovernativa.

Qual è il sistema elettorale?

Il Presidente è eletto per 7 anni con un sistema maggioritario a doppio turno: è eletto Capo dello Stato il candidato che consegue la maggioranza assoluta dei voti. Qualora nessuno raggiunga detta soglia, si ricorre al ballottaggio tra i due candidati più votati tra i 15 e 31 giorni successivi al primo turno.

È richiesta un’affluenza del 50%+1 degli aventi diritto per validare la tornata; in caso contrario si tornerà al voto.

Per candidarsi alle elezioni presidenziali è necessario raccogliere un numero di firme minimo pari al 5% degli elettori.