Il 18 ottobre i cittadini della Guinea saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente del paese. Il partito di governo, Rally of the Guinean People (RPG), ha riconfermato come suo candidato l’attuale presidente Alpha Conde. Una candidatura resa possibile dalla modifica costituzionale che ha esteso il mandato presidenziale e che ha scatenato le polemiche delle opposizioni generando scontri e violenze tra le opposizioni e le forze di sicurezza, nonché tra le etnie maggioritarie del paese, ovvero i Fula e i Malinke. Uno scenario già visto nel 2001, quando l’ex presidente Lansana Conté riuscì a modificare la costituzione del 1991 eliminando i vincoli al mandato ed estendendo la durata della carica. Le opposizioni non riconobbero il risultato che premiò con più del 90% dei consensi la modifica costituzionale. Il lunghissimo mandato di Conté, iniziato nel 1984, durò fino alla sua morte giunta dopo ventiquattro anni alla guida della Guinea. Successivamente, le forze armate presero il potere fino al 2010 quando Conde vinse le prime elezioni presidenziali democratiche.
Il contesto
La Guinea è uno dei paesi più poveri del mondo nonostante la presenza e ricchezza di materie prime. Si trova al 174° posto dello Human Development Index con una percentuale di popolazione in povertà pari al 55%. L’accesso ai servizi di base come acqua, elettricità e servizi sanitari non è garantito con gravi ricadute sulla mortalità infantile (56.4 su 1000 nati) e malnutrizione (24,4% dei bambini sotto i 5 anni). Il settore trainante dell’economia è rappresentato dall’esportazione di bauxite che continua a crescere a ritmi sostenuti di anno in anno a dispetto di una popolazione sempre più povera e di una crescita economica in calo. I principali ostacoli con cui fronteggiarsi per intraprendere la strada della stabilità economica riguardano: mancanza di riforme strutturali e fiscali; instabilità politica e sociale.
Com’era andata nel 2015?
Le scorse elezioni hanno visto la vittoria dell’RPG guidato da Alpha Conde, già eletto presidente nel 2010. Conde è riuscito ad ottenere il 57,85% dei voti, confermando la sua presidenza già al primo turno. Le cose andarono diversamente nella tornata elettorale del 2010 in cui ottenne una percentuale di voti di gran lunga inferiore al primo turno rispetto al suo principale sfidante ma, grazie alle alleanze di stampo etnico, riuscì ad avere la meglio nel ballottaggio. Il principale partito d’opposizione, Union Democratic Forces of Guinea (UFDG), tramite il suo candidato Cellou Dalein Diallo (31,44% dei voti) ha denunciato brogli elettorali tra cui voti da parte di minorenni, cambio della mappa elettorale, intimidazioni. Le elezioni sono state accompagnate da un irrigidimento della questione etnica e dalle minacce di boicottaggio da parte delle opposizioni oltre che dall’emergenza sanitaria dovuta al virus Ebola scoppiata appena un anno prima.
La questione costituzionale
In seguito alla vittoria del 2015, la proposta del Presidente Conde di modificare la costituzione per estendere il proprio mandato ha scatenato nuove proteste in tutto il paese. La costituzione, infatti, è stata oggetto di modifiche nel marzo del 2020 per la parte riguardante il limite previsto di due mandati presidenziali. Svoltasi contemporaneamente alle elezioni legislative, il referendum proponeva la possibilità di estendere la possibilità di rielezione per altri due mandati. Nonostante gli scontri e le violenze, il presidente Conde ha tirato dritto per la sua strada: la proposta, infatti, è passata a larghissima maggioranza per via del boicottaggio da parte delle opposizioni (più del 90% dei voti favorevoli).
Diverse organizzazioni internazionali hanno denunciato arresti arbitrari e uccisioni ingiustificate da parte delle forze di sicurezza. Nel report “Marching to their deaths: Justice for victims of crackdown on demonstrations in Guinea”, Amnesty International denuncia la responsabilità delle forze di sicurezza del paese, con la complicità dei diversi gruppi a favore della modifica costituzionale, in uccisioni arbitrarie e sparizioni di diversi protestanti. Sarebbero più di 30 le persone uccise durante le proteste tra l’ottobre 2019 e il febbraio 2020 con il “picco” più alto raggiunto proprio nella giornata del voto, il 22 marzo (almeno 12 dimostranti).
Il blocco contrario alla modifica è guidato dal Front for the Defence of the Constitution (FNDC) che vede l’unione di diversi partiti d’opposizione e organizzazioni della società civile, secondo i quali la modifica della costituzione rappresenta una sorta di colpo di stato. Il partito di governo afferma che l’estensione del termine del mandato e la candidatura di Conde sono legittime perché non bisogna tener conto delle precedenti elezioni presidenziali. Il timore maggiore riguarda una possibile evoluzione degli eventi come avvenuto in Mali. Ricordiamo che dopo il colpo di stato del 2012, nell’agosto del 2020 l’esercito si è reso protagonista di un nuovo colpo di stato che ha visto l’arresto del presidente Ibrahim Boubacar Keita.
La preoccupazione a livello internazionale
Il leader principale dell’opposizione, Diallo, ha chiesto più volte l’attenzione dell’ECOWAS e degli altri attori regionali e internazionali interessati, in particolare Unione Africana ed Unione Europea. Proprio l’UE nella dichiarazione dell’Alto Rappresentante a fine settembre ha invitato “tutta la classe politica e la società civile, nonché le amministrazioni coinvolte, a impegnarsi in modo costruttivo e pacifico affinché il processo elettorale sia consensuale e trasparente e fornisca un contributo duraturo alla riconciliazione fra tutti i guineani” ribadendo il proprio appoggio a “qualsiasi iniziativa dell’ECOWAS, dell’Unione africana, delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione internazionale della Francofonia che sia volta ad allentare le tensioni e a ristabilire un dialogo tra le parti al fine di rafforzare il quadro elettorale”.
Visto il rapido deterioramento della situazione, l’ONU, attraverso l’Alto Commissario per i diritti umani Michelle Bachelet, ha espresso tutta la sua preoccupazione per i discorsi d’odio che stanno caratterizzando i giorni precedenti il voto. Una retorica molto pericolosa che potrebbe portare a nuove violenze, discriminazioni e ostilità e che fa riferimento esplicitamente ai due gruppi etnici principali presenti nel paese, i Fula e i Malinke. Oltre alle tensioni derivanti dalla questione costituzionale, occorre tener presente le proteste e le manifestazioni per la mancanza dei servizi base (elettricità in particolare) ormai all’ordine del giorno.
Il sistema elettorale
Il presidente, ovvero il capo di stato, viene eletto a suffragio universale con la previsione di un sistema a doppio turno. Nel caso in cui non venga raggiunta la maggioranza assoluta al primo turno, si procede con il ballottaggio tra i due candidati che hanno ricevuto più voti. Il presidente, inoltre, rimane in carica per 5 anni con un limite precedentemente previsto di due mandati e successivamente ampliato con la riforma del marzo del 2020.
I principali partiti in corsa
La politica in Guinea ha basi prettamente etniche; in questa tornata i principali partiti e canditati a scendere in campo saranno:
L’RPG è il partito di governo che rappresenta i Malinke (il secondo gruppo etnico del paese) e si identifica con la socialdemocrazia; inoltre risulta affiliato a diverse reti globali di partiti e organizzazioni socialdemocratici. È guidato dall’attuale presidente del paese Alpha Conde in carica dal 2010. Dopo essersi impegnato in decenni di lotta contro il regime dittatoriale del paese ed esser stato sconfitto per due volte dall’ex presidente Lansana Conté nel 1993 e nel 1998, Conde è risultato il vincitore delle storiche presidenziali del 2010, le prime elezioni democratiche dopo l’indipendenza ottenuta dalla Francia cinquant’anni prima. L’RPG, inoltre, ha ottenuto la maggioranza dei seggi (79 su 114) nelle elezioni per l’Assemblea Nazionale tenutesi nel marzo del 2020 per via del boicottaggio dei principali partiti di opposizione.
L’UFDG (Union of Democratic Forces of Guinea) è il principale partito d’opposizione d’ispirazione liberale e rappresenta il primo gruppo etnico del paese, ovvero i Fula. Cellou Dalein Diallo, stabilmente alla guida del partito. Primo ministro del paese dal 2004 al 2006 e uno degli uomini chiave al servizio di Lansana Conté. È l’avversario più temibile per Conde. La strategia di Diallo è quella di creare un campo largo con la società civile e le opposizioni riunite nell’FNDC.
Un appuntamento con le urne molto incerto su cui è difficile fare previsioni ma, allo stesso tempo, fondamentale per il futuro della Guinea. Gli occhi della comunità internazionale saranno puntati sulla giornata del voto con un’attenzione particolare ai momenti immediatamente successivi vincolati al risultato della tornata elettorale.