Lapo Elkann: “Alfano e Letta possono fare bene”

Pubblicato il 18 Ottobre 2013 alle 13:16 Autore: Gabriele Maestri

Confessa che ha vissuto. Anzi, senza scomodare Neruda, confessa che ha votato: Berlusconi, naturalmente. Il coming out è di Lapo Elkann, che in un’intervista al Fatto Quotidiano quasi si confessa, sul piano politico e personale.

Se, infatti, la notizia più shocking riguarda gli abusi sessuali subiti dopo i 13 anni di uno degli eredi di casa Agnelli (“Ho vissuto cose dolorose che poi mi hanno creato grosse difficoltà nella vita. Cose capitate a me e ad altri ragazzi. Parlo di abusi fisici. Sessuali. Mi è accaduto. Li ho subiti”), buona parte dell’intervista è dedicata a temi politici, in particolare a episodi legati a vari personaggi che dominano le cronache parlamentari.

lapo elkann 2

Ammetto che io Berlusconi, nel ’94, l’ho votato – spiega -. Nel suo lavoro aveva creato slancio e pensavo potesse replicare lo stesso schema in politica. Poi molto di quel che era stato promesso non è stato fatto e io non l’ho votato più. Come imprenditore e italiano il mio scopo non è dimenticarmi delle tasse. Guadagno e sono contento di pagarle“.

Non ci tiene Lapo Elkann a passare per cecchino contro il Cavaliere (“Non è un mio amico, ma non mi sta affatto sulle palle. Non partecipo al tiro al bersaglio: qui da sempre prima si fa un applauso, poi si prepara il plotone di esecuzione”), per cui cerca di dare un’analisi a modo suo del personaggio: “Berlusconi ”ha compiuto errori, come tanti altri, ma sarei stato felice se avesse fatto di più. Per me non è mai stata questione di destra o di sinistra. Non faccio il radical chic, né fingo di essere comunista o di sinistra. Di principe rosso ce n’era uno e si chiamava Carlo Caracciolo. Fantastico e inimitabile, ma io sono diverso”.

Silvio Berlusconi

Quanto al governo guidato da Enrico Letta e Angelino Alfano (“il parricida”), il giudizio è potenzialmente positivo: “Possono fare un buon lavoro e anagraficamente, il tempo e’ dalla loro parte. Quando c’è stato lo show down nel Pdl, ho cercato il numero di Alfano che incontro spesso in treno e poi l’ho chiamato: ‘Lei ha dato prova di avere grandi coglioni’, gli ho detto”.

Grillo no, lui non l’ha votato, ma Matteo Renzi chissà, potrebbe anche: “Mi pare uno che si comporta nello stesso modo che abbia davanti un cameriere o il presidente della Repubblica. Un atteggiamento che mi piace. Troppo facile giocare a fare il duro con chi lavora per te, meno semplice farlo con chi ha più capacità, intelligenza o palle di te”.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
Tutti gli articoli di Gabriele Maestri →