Confessa che ha vissuto. Anzi, senza scomodare Neruda, confessa che ha votato: Berlusconi, naturalmente. Il coming out è di Lapo Elkann, che in un’intervista al Fatto Quotidiano quasi si confessa, sul piano politico e personale.
Se, infatti, la notizia più shocking riguarda gli abusi sessuali subiti dopo i 13 anni di uno degli eredi di casa Agnelli (“Ho vissuto cose dolorose che poi mi hanno creato grosse difficoltà nella vita. Cose capitate a me e ad altri ragazzi. Parlo di abusi fisici. Sessuali. Mi è accaduto. Li ho subiti”), buona parte dell’intervista è dedicata a temi politici, in particolare a episodi legati a vari personaggi che dominano le cronache parlamentari.
”Ammetto che io Berlusconi, nel ’94, l’ho votato – spiega -. Nel suo lavoro aveva creato slancio e pensavo potesse replicare lo stesso schema in politica. Poi molto di quel che era stato promesso non è stato fatto e io non l’ho votato più. Come imprenditore e italiano il mio scopo non è dimenticarmi delle tasse. Guadagno e sono contento di pagarle“.
Non ci tiene Lapo Elkann a passare per cecchino contro il Cavaliere (“Non è un mio amico, ma non mi sta affatto sulle palle. Non partecipo al tiro al bersaglio: qui da sempre prima si fa un applauso, poi si prepara il plotone di esecuzione”), per cui cerca di dare un’analisi a modo suo del personaggio: “Berlusconi ”ha compiuto errori, come tanti altri, ma sarei stato felice se avesse fatto di più. Per me non è mai stata questione di destra o di sinistra. Non faccio il radical chic, né fingo di essere comunista o di sinistra. Di principe rosso ce n’era uno e si chiamava Carlo Caracciolo. Fantastico e inimitabile, ma io sono diverso”.
Quanto al governo guidato da Enrico Letta e Angelino Alfano (“il parricida”), il giudizio è potenzialmente positivo: “Possono fare un buon lavoro e anagraficamente, il tempo e’ dalla loro parte. Quando c’è stato lo show down nel Pdl, ho cercato il numero di Alfano che incontro spesso in treno e poi l’ho chiamato: ‘Lei ha dato prova di avere grandi coglioni’, gli ho detto”.
Grillo no, lui non l’ha votato, ma Matteo Renzi chissà, potrebbe anche: “Mi pare uno che si comporta nello stesso modo che abbia davanti un cameriere o il presidente della Repubblica. Un atteggiamento che mi piace. Troppo facile giocare a fare il duro con chi lavora per te, meno semplice farlo con chi ha più capacità, intelligenza o palle di te”.