Le elezioni del 22 Settembre hanno sancito il trionfo di Angela Merkel divenuta, così, cancelliera per la terza volta consecutiva: l’impresa finora è riuscita solo a Kohl e Adenauer. La sua CDU, insieme ai “gemelli” bavaresi della CSU, ha raggiunto il 41,5% dei consensi, l’8% in più rispetto alle elezioni del 2009. Un risultato straordinario che, però, non ha permesso ai cristiano-democratici di raggiungere la maggioranza assoluta al Bundestag.
Altrettanto storica è stata la “disfatta” dei liberal-democratici della FDP. Questi ultimi hanno soltanto sfiorato lo sbarramento del 5%, che gli permetterebbe di rappresentare il proprio elettorato in Parlamento: nel 2009 avevano raggiunto il 15%. Venuti meno i Liberali, era chiaro che la Merkel avrebbe dovuto cercare un “alleato di minoranza” per colmare quei 5 seggi che la dividono dalla stabilità di governo. Escludendo a priori l’alleanza con Die Linke (8.6%), partito di sinistra molto distante dalle posizioni democristiane, fallita la trattativa con i Verdi (8.4%) che chiedevano un aumento delle tasse per finanziare la spesa pubblica e la riforma delle assicurazioni sanitarie private, alla cancelliera resta da percorrere la strada che porta direttamente alla formazione di una Grosse Koalition con i socialdemocratici della SPD “saliti” al 26%.
Già tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima si potrebbe ufficializzare l’accordo: in questo caso la Merkel potrebbe essere nominata cancelliere nella seconda metà di Novembre e in più si assicurerebbe l’appoggio del Bundesrat (la Camera Alta nella quale sono rappresentati i Land) dove i socialisti hanno la maggioranza. Secondo un sondaggio della Bild: il 62% dei tedeschi si aspetta che alla fine il patto Nero-Rosso andrà in porto. Anche i mercati tedeschi sembrano fiduciosi: Francoforte tocca un nuovo record e l’indice Zew è ai massimi dall’Aprile 2010.
I due grandi partiti hanno governato insieme anche dal 2005 al 2009, ma le premesse erano totalmente diverse: le urne in quell’occasione avevano decretato una sostanziale parità tra le due formazioni, le trattative che portarono al governo di coalizione rispecchiarono integralmente quel risultato. I socialisti avevano ottenuto il 38,4% dei consensi, risultato che gli permise di ottenere 8 ministri, i democristiani invece con il 40,8% ebbero 7 ministri e la possibilità di nominare il Premier, ovvero la Signora Merkel. La situazione attuale è totalmente diversa e del tutto sbilanciata a favore dei democristiani che hanno 311 seggi su 631, il partito socialista con a capo Sigmar Gabriel (il candidato alla cancelleria alle ultime elezioni, Peter Steinbruck, ha quasi subito fatto un passo indietro) ne ha a disposizione solo 193.
Resta l’incognita del referendum che coinvolgerà la base dei socialisti, sembra che molti elettori siano contrari a un’intesa con la Merkel, tra le altre cose andrebbe in fumo il tavolo di lavoro, inaugurato prima delle elezioni, con Die Linke. Tuttavia per i vertici socialisti, andare al governo con gli avversari democristiani, sembra una scelta obbligatoria: per non essere ancora una volta relegati all’opposizione e cercare di ottenere qualche concessione. Inoltre, fare sentire la propria voce in sede di governo, aumenterebbe le possibilità di vincere nel 2017. La Merkel, da parte sua, non è disposta a concedere molto ai socialisti, in virtù del successo consegnatogli dalle urne. I socialisti chiederanno l’introduzione per legge del Salario minimo garantito a 8,50 euro l’ora, la Merkel sarebbe più per patti sociali su base settoriale e regionale.
Il Presidente della CDU Horst Seehofer si è detto disponibile a parlarne a patto che i socialisti rinuncino a chiedere l’imposizione di nuove tasse sui redditi più alti. Sia il salario garantito sia l’aumento delle tasse, fanno sapere i democristiani per avallare il proprio rifiuto alle proposte socialiste, sono stati bocciati anche dai 4 centri studi tedeschi più importanti: il salario minimo danneggerebbe l’occupazione di una zona a bassa produttività come la Germania dell’Est, mentre l’aumento delle tasse per finanziare la spesa pubblica non è necessario visto che il bilancio federale è leggermente in attivo (0,1%) e le previsioni di crescita per il 2014 si attestano intorno al 1,8%, andando al ribasso.
La Merkel, invece, punta molto a rinnovare la politica energetica tedesca: il finanziamento delle fonti rinnovabili sotto forma di sussidi costa ai tedeschi 5 volte di più che nel 2009, nel 2014, infatti, le bollette avranno un incremento del 18%. Questo tema, esplosivo al momento, potrebbe essere il primo ad essere affrontato dal nuovo governo: alla Merkel sarebbe stato molto più difficile discuterne all’interno di un’alleanza con i Verdi. Tuttavia qualcuno mette in relazione l’interesse per il rallentamento dello sviluppo delle rinnovabili con la lista dei finanziatori della campagna elettorale della Merkel. La famiglia Quandt, leggi proprietari della Bmw, hanno elargito alla CDU ben 690mila euro in concomitanza con i negoziati europei sui tetti delle emissioni delle auto. In Germania questo viene chiamato “scandalo”, di solito. A questo punto i socialisti potrebbero alzare la posta in gioco e chiedere di più, ministero del Lavoro e della Finanza rinunciando agli Esteri, per sostenere la cancelleria della Merkel.