“Un presidente dell’UE eletto direttamente dai cittadini”. È questa, secondo il premier italiano Enrico Letta, la chiave per il rilancio dell’Europa e del suo progetto di integrazione politica.
Ieri, dopo l’incontro con Obama, Enrico Letta si è fermato a parlare al Brookings Institution di Washington, un think tank in ambito politico ed economico. Secondo quanto riferisce Repubblica stamane, il Presidente del Consiglio ha offerto una sua analisi degli equilibri istituzionali all’interno dell’Unione Europea, lamentando la sovrapposizione di troppe figure di riferimento al vertice politico dell’Unione. “Se Obama venisse in Europa dovrebbe parlare con troppe persone”, è il commento di Letta. La leadership europea andrebbe quindi unificata (accorpando le figure attuali del presidente del Consiglio Europeo e del presidente della Commissione) e collegata al corpo elettorale attraverso un’elezione diretta. Nell’ottica di Letta, una soluzione simile ridarebbe legittimità all’Unione di fronte ai suoi cittadini, risolvendo un punto cruciale per il rafforzamento dell’Europa.
La “svolta” istituzionale del progetto europeo starebbe dunque nell’elezione diretta di un “presidente europeo” unico. Effettivamente si tratterebbe di un cambiamento radicale nell’architettura dell’UE, concepita fino ad oggi come un soggetto politico dotato di un esecutivo “a due teste”. Da un lato, la guida politica “generale” dell’Unione, affidata dai trattati al Consiglio Europeo, composto dai capi di Stato o di governo dei paesi membri. Il suo presidente (attualmente il belga Herman Van Rompuy), dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona nel 2009, è eletto all’interno del Consiglio stesso a maggioranza qualificata. Dall’altro lato, la Commissione Europea, che rappresenta il vertice di quella che nei sistemi nazionali viene definita “amministrazione statale”. Dà esecuzione al bilancio e gestisce i programmi comunitari. Il presidente (attualmente il portoghese José Manuel Barroso), è nominato dal Consiglio Europeo “tenendo conto dei risultati delle elezioni del Parlamento Europeo” e eletto da quest’ultimo.
Queste due funzioni, nei sistemi politici “tradizionali”, sono accorpate in un unico organo esecutivo, il governo nazionale. Riunificarle, nel caso dell’UE, metterebbe fine ad un’anomalia (più unica che rara nel panorama mondiale) e sicuramente gioverebbe alla semplificazione del funzionamento dell’Unione.
Un unico esecutivo significa ovviamente un unico presidente. Un unico presidente non significa però, necessariamente, un presidente eletto direttamente dai cittadini. La proposta di Letta, in questo senso, è chiaramente di tipo presidenziale. Prende a modello proprio gli Stati Uniti e la figura del presidente americano, alludendo ad un “Obama europeo”. Raccoglie un consenso diffuso tra i cittadini europei: secondo l’ultima rilevazione dell’Eurobarometro, circa il 70% dei cittadini europei è a favore dell’elezione diretta del presidente della Commissione.
Tuttavia, la soluzione presidenziale non è l’unica, né forse la più indicata per il futuro dell’Unione. Il presidenzialismo, come assetto istituzionale, è ampiamente minoritario in Europa. In tutti i grandi paesi europei, ad eccezione della Francia, il capo dell’esecutivo non è eletto direttamente ma è nominato dal capo dello Stato sulla base delle maggioranze parlamentari. Solo in Francia, in Finlandia e in Portogallo, il capo dello Stato è eletto direttamente, e in nessun caso i suoi poteri sono paragonabili a quelli di un presidente USA (si parla infatti di semi-presidenzialismo). La stessa UE, con le ultime riforme dei trattati, sembra essersi rifatta più ad un modello parlamentare, rafforzando il legame “politico” tra il Parlamento Europeo e la Commissione (istituendo un meccanismo simile a quello tradizionale della fiducia e della sfiducia parlamentare).
Una soluzione alternativa sarebbe quindi quella di rafforzare questo percorso, istituendo un autentico legame fiduciario tra il Parlamento Europeo – eletto direttamente dai cittadini dal 1979 – e un esecutivo europeo unificato. In questo modo si darebbe finalmente un senso “politico” di rango continentale alle elezioni europee e si farebbe un grande passo sulla via della formazione di un’opinione pubblica e una società autenticamente europee.
Quella che propone Letta, quindi, è una delle vie, una delle possibili architetture istituzionali per realizzare l’Europa politica. Presidenziale o parlamentare che sia, l’Europa ha bisogno della politica. E “Politica” (con la P maiuscola) in Europa significa storicamente partiti, dialettica parlamentare e società civile. Tre elementi che in Europa ancora mancano, se non a livello embrionale. Affinché gli europei si sentano rappresentati in Europa e partecipi dei loro destini occorre che essi possano esprimersi attraverso movimenti, associazioni e partiti di livello europeo; che il Parlamento di Strasburgo sia dotato di autentici poteri (iniziativa legislativa in primis) e che il Governo dell’Unione Europa inizi ad occuparsi di questioni politiche ancora gelosamente custodite dai difensori della sovranità statale: esteri, fisco, politiche sociali.
Occorre che la sovranità nazionale si autolimiti e deleghi il grosso dei suoi poteri all’Europa. La proposta di Letta è un tassello di un processo ben più ampio.
Andrea Scavo