Diritti tv: giudici di Milano condannano Berlusconi a due anni di interdizione. Il ricalcolo arriva dopo la decisione della Cassazione del primo agosto scorso e modifica la durata dell’esclusione dai pubblici uffici inflitta all’ex premier in primo e secondo grado. La richiesta della difesa di ridurre ad un anno la pena accessoria è stata dunque respinta. dopo il deposito delle motivazioni, atteso entro 15 giorni, Berlusconi potrà ricorrere in Cassazione contro il verdetto.
Niccolo Ghedini, legale di Berlusconi, annuncia: “ricorreremo in Cassazione“. Silvio Berlusconi ricorrerà in Cassazione contro la decisione della Corte d’Appello di Milano di quantificare in due anni la durata dell’interdizione dei pubblici uffici nell’ambito del processo sui diritti Tv di Mediaset. Lo ha annunciato Niccolò Ghedini, difensore del leader del Pdl: ”Ricorreremo in Cassazione sia sulla questione di costituzionalità sollevata sulla legge Monti-Severino sia sulla pena accessoria”. Secondo il legale ”la legge Severino non è incostituzionale nella sua totalità, ma è incostituzionale nella sua interpretazione retroattiva”. Quando gli è stato fatto notare che, durante il governo Monti, il Pdl quella norma l’ha votata compatto, Ghedini ha replicato: ”Io non l’ho votata. Fu una delle ragioni di massima tensione tra il Pdl e il governo Monti. Non è vero che c’era l’unanimità”. Ghedini resta convinto che l’interdizione stabilita per Berlusconi ”si basa su una sentenza ingiusta”. Anche per questo ”c’erano ragioni per non applicare la pena interdittiva”. Dito puntato contro i giudici milanesi: ”Si doveva andare alla Corte Costituzionale e risolvere il problema della sovrapposizione tra legge Severino e interdizione”.
Berlusconi: sentenza diritti tv Mediaset. Berlusconi per la vicenda della compravendita dei diritti tv è stato condannato a quattro anni di carcere, ma la Cassazione ha rinviato in appello il procedimento per riconteggiare la pena accessoria. L’udienza davanti ai giudici presieduti da Arturo Soprano è iniziata puntuale stamattina alle nove con una rapida relazione dei giudici sull’esito precedenti gradi di giudizio ed è durata, in tutto, meno di un’ora.
Brevissima la requisitoria del sostituto Procuratore generale, Laura Bertolè Viale. In pochi minuti ha chiesto la condanna di Berlusconi a due anni di interdizione dai pubblici uffici.
La rappresentate della pubblica accusa ha fissato la durata della pena accessoria in due terzi della pena massima, cosi come stabilito nei precedenti gradi di giudizio per la pena principale (4 anni di condanna ridotti a uno per effetto dell’indulto).
La parola è quindi passata alla difesa. Secondo Ghedini e Borgogno, la legge Severino è una “duplicazione” dell’articolo 28 del codice penale che disciplina l’interdizione dai pubblici uffici. Ci sarebbe quindi un “conflitto” tra queste due norme che la Consulta dovrebbe dirimere. Sempre i difensori di Berlusconi, hanno sollevato un’altra eccezione di costituzionalità sull’articolo 13 della legge 74 del 2000, la norma tributaria in base alla quale i giudici dell’appello-bis devono rideterminare la pena accessoria, seguendo le indicazioni della Cassazione. Questa legge prevede che le pene accessorie si estinguono se prima dell’inizio del primo grado l’imputato abbia estinto i debiti tributari mediante pagamento. Secondo i legali, la norma è incostituzionale nella parte in cui non prevede l’estinzione delle pene accessorie anche qualora l’imputato abbia estinto i debiti in una fase successiva del procedimento, come – ha comunicato Ghedini – è accaduto di recente per Mediaset.