I primi commenti dopo la condanna di Silvio Berlusconi a due anni di interdizione dai giudici della Corte di Appello di Milano.
Tra i primi a commentare la notizia Luca D’Alessandro (Pdl) segretario della commissione Giustizia della Camera. “Come sempre accade a Milano e con la parte più politicizzata della magistratura, la pubblica accusa pretende, facendo finta di chiedere, e il collegio giudicante obbedisce, facendo finta di disporre”. Secondo D’Alessandro “anche in questo caso il copione non è cambiato: la Procura generale ha chiesto due anni di interdizione dai pubblici uffici per Berlusconi e la Corte d’appello non si è discostata di un solo giorno da tale istanza. La persecuzione continua“.
Un altro commento dal Pdl arriva da Fabrizio Cicchitto: “la Procura ha chiesto due anni e il collegio giudicante li ha dati: con Berlusconi a Milano spesso c’è la perfetta identificazione tra magistratura inquirente e magistratura giudicante, il che manda a pallino lo Stato di diritto”.
Per il vicepresidente del Csm Michele Vietti la decisione dei giudici di Milano circa l’interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi non è “una notizia particolarmente eccezionale”. Sempre Vietti: “la Corte d’appello accogliendo domanda del procuratore generale ha definito questa pena in due anni i giudici servono a questo: in un Paese normale tocca al potere giudiziario applicare le regole che il potere politico scrive e farle rispettare. Se cosi non fosse non vivremmo in un Paese civile ma nella giungla dove vige la regola del più forte”.
Interviene anche il presidente di Confindustria Squinzi. “Il nostro Paese ha bisogno di tutto tranne che di instabilità politica perché i mercati rispondano subito”. Cosi Squinzi commenta la decisione dei giudici di Milano che hanno fissato in due anni l’interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi. Squinzi ha conversato con i giornalisti a margine del meeting dei giovani imprenditori in corso a Napoli.