“Se vinco io il Pd presenterà una proposta di legge elettorale molto netta che imponga il bipolarismo e l’alternanza. Io voglio che le larghe intese non tornino mai più. Se qualcuno immagina che le larghe intese siano il futuro, e non mi riferisco a Enrico Letta che è un convinto bipolarista, sappia che con noi non ci riusciranno”. Mette le cose in chiaro Matteo Renzi, in un’intervista rilasciata all’Unità. L’esperienza del governo Letta deve essere l’eccezione non la regola. E quando il matrimonio “obbligato” finirà bisognerà tornare alle origini, con un sano bipolarismo. Niente centrini, chiarisce il sindaco di Firenze. “”Che ci siano ambienti politici e culturali che immaginano un grande centro è un dato di fatto. Ma sarebbe dannoso per l’Italia. Per questo chiedo che dal congresso esca con forza l’indicazione per il bipolarismo, senza ambiguità. I nostalgici del grande centro sono certo in Lista Civica, ma li abbiamo anche noi, li ha il Pd. Però nel paese sono minoranza”.
Il sindaco di Firenze ha le idee chiare sul Pd che verrà. “Sarà un partito aperto, trasparente partecipato. Un partito vero che si basa si tre gambe: parlamentari, amministratori e circoli”. A chi parla di gestione unitaria con Cuperlo, dopo le primarie, risponde: “E’ prematuro. Quando dico che voglio rottamare le correnti non faccio propaganda. Non voglio che il Pd viva di correnti. Non sono per i più fedeli, ma per i più capaci”. Il Pd, conclude, “sta dentro il Pse, “per cambiarlo e allargarlo a tutte le forze democratiche e progressiste, perchè c’è da cambiare l’Europa”.
Andrea Turco