Fassina “Resto per combattere rigore Ue”
Stefano Fassina è viceministro dell’economia e delle finanze del Governo Letta.
La scorsa settimana in polemica con il governo per scelte adottate nella legge di stabilità ha minacciato le dimissioni. Dopo aver incontrato il premier Letta è tornato il sereno.
Fassina spiega quali sono state le ragioni del suo dissenso e cosa lo ha spinto a restare nella compagine governativa.
“Non era un problema personale. Il problema era la piena cittadinanza di una posizione politica, quella di chi crede con forza all’insostenibilità della linea economica dell’eurozona, di chi denuncia le contraddizioni di un austerità cieca, di chi combatte la svalutazione del lavoro”. Il viceministro dell’economia Fassina continua: “so che ci sono dei vincoli ma Letta mi ha garantito di potere proporre dei correttivi”.
Stefano Fassina su Matteo Renzi – L’ex responsabile economico del Partito Democratico Fassina riferendosi al sindaco di Firenze Renzi: “fare i Pierini è facile, ma non consente di dare risposte. Se si cavalca il malcontento in modo demagogico e con soluzioni fantasiose, tipo il taglio del cuneo fiscale di 20 miliardi da finanziare con le pensioni d’oro dalle quali si possono ricavare alcune centinaia di milioni, si danneggia non solo il governo, ma l’Italia”. Fassina nell’intervista spiega la scelta di restare al governo: per combattere il rigore imposto dalla Ue”.
Sulla legge di Stabilità “siamo disponibili a migliorare la manovra. Dopo di che il punto fondamentale riguarda la politica europea”, dice Fassina, secondo cui “le chiavi per far ripartire l’economia sono a Bruxelles. La partita fondamentale si gioca li ed è li che dobbiamo combattere per un radicale cambiamento di rotta della politica economica. La presidenza di turno dell’Italia – osserva – sarà un passaggio fondamentale”. Occorre “intervenire negli spazi che ci sono, al di sotto della soglia del 3%, con gli investimenti che sono la leva più efficace per sostenere la ripresa e generare occupazione”, sostiene Fassina, che definisce “un errore grossolano” quello di Mario Monti, secondo cui il Pd è piegato al Pdl. “Sulle questioni fondamentali – sottolinea – Letta ha tenuto la barra dritta”.