Datagate Usa-Francia: registrate 70 milioni di telefonate
Datagate Usa-Francia: registrate 70 milioni di telefonate
Lo scandalo Datagate si arricchisce di una puntata francese. Il quotidiano parigino Le Monde, venuto in possesso di documenti secretati della National Security Agency (NSA) grazie al loro stesso (ormai) famoso ex consulente Edward Snowden, ha scoperto che, in un periodo che va dal 10 Dicembre 2012 all’8 Gennaio 2013, l’agenzia di controspionaggio americana ha registrato poco più di 70 milioni di chiamate francesi.
Subito è scattata la tensione tra Parigi e Washington, ufficialmente alleati di lungo corso: Charles Rivkin, ambasciatore USA a Parigi, è stato invitato a fornire spiegazioni al governo, domani mattina il Ministro degli Esteri Laurent Fabius parlerà con il Segretario di Stato John Kerry, al quale ribadirà che “pratiche di questo genere sono totalmente inaccettabili”, mentre giovedì Francois Hollande solleverà il caso di fronte all’UE riunita a Bruxelles.
La “verità” raccontata da Snowden, che è in fuga dal giugno 2013, assume connotati sempre più inquietanti. La “talpa”, sin dall’inizio, aveva raccontato i dettagli dell’operazione “Prism” che aveva come obiettivo l’intercettazione di milioni di comunicazioni online che poi sarebbero state immesse in un gigantesco database.
Attraverso una capillare procedura di Data Mining gli “spioni” della NSA sarebbero stati in grado di estrapolare dalle registrazioni le informazioni più rilevanti per gli interessi statunitensi. Quello che per molti è ormai un eroe, dal primo di Agosto ha trovato rifugio in Russia. Negli Usa è accusato di “furto di proprietà del governo” e spionaggio, anche se lui continua a dichiarare che “continuare con l’operazione sarebbe stato più pericoloso che rivelarla”.
Se pensiamo che non c’è protezione o crittografia che gli esperti Hacker dell’agenzia non riescano a oltrepassare, allora, Snowden potrebbe avere ragione: non c’è account, tabulato o utenza telefonica, cartella medica, conto bancario, casella di posta che possa restare al sicuro.
È l’azienda stessa che, pubblicando i suoi dati una volta emerso il caso, alimenta serie preoccupazioni per la privacy mondiale: in un solo giorno nel 2012 ha intercettato 444.743 liste di contatti e-mail di account Yahoo, 82.857 di Facebook, 33.697 di Gmail e 22.881 di altri fornitori di servizi internet.
Poi tra l’8 febbraio e l’8 marzo 2013 l’Nsa ha registrato 124,8 miliardi di dati Dnr (cioè di tipo telefonico), e 97,1 miliardi di dati di tipo Dni (cioè digitali). Alcuni di questi riguardano zone di guerra come l’Afghanistan, altri riguardano Paesi come Russia e Cina. Ma i Paesi più intercettati sono: Francia, Germania e Regno Unito.
Per attivare la sorveglianza basta che un’utenza telefonica chiami un certo numero controllato, il “bersaglio”, a quel punto la registrazione scatta in automatico; stesso discorso vale per gli SMS, che possono essere intercettati individuando certe parole chiave.
A chi accusa gli Stati Uniti di aver violato le leggi sulla privacy, viene risposto che si tratta di “lotta al terrorismo”: il problema è che le quasi 18mila utenze telefoniche intercettate con sicurezza (Maggio 2006-Gennaio 2009) non giustificherebbero questo tipo di “difesa”, visto che secondo le più recenti stime basterebbe controllarne appena 1800.
Dall’NSA assicurano, poi, che nei loro database sarebbero riposti unicamente dei metadati, orari e numeri di telefono, non il contenuto di telefonate e messaggi di testo: la comunità internazionale ha comunque deciso di vederci chiaro dopo la scoperta che lo spionaggio USA non ha esitato ad ascoltare le conversazioni di uomini politici francesi, di capi di stato come quello messicano e brasiliano, diplomatici riuniti in varie occasioni come il G8 così come quelle dei giornalisti di Al Jazeera.