Nella mente di molti osservatori lo scontro nel Pdl tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano ha fatto tornare in mente Gianfranco Fini. L’ex esponente di An è stato distante dalla scena politica per diversi mesi. Fini torna a parlare al Corriere della Sera.
Nell’intervista Gianfranco Fini, ex leader di Alleanza Nazionale e presidente della Camera, si dice convinto che Berlusconi sia “tutt’altro che finito. Ha ancora un vasto consenso, nel Paese e nel suo partito”.
Come finirà la convivenza tra Berlusconi e Alfano secondo Fini? Nel libro scritto questa estate “Il ventennio” edito da Rizzoli Fini scrive che la convivenza tra Berlusconi e Angelino Alfano, all’interno del Pdl, si dimostrerà impossibile. Per l’ex presidente di An e fondatore di Fli, non è possibile “convivere nello stesso partito con Berlusconi, esprimendo una posizione diversa. Oggi lui è più debole – spiega Fini – ma continua a voler comandare il Pdl come faceva a Mediaset o al Milan. Se decadrà da senatore, griderà che non si può restare al governo con i propri carnefici”. Inoltre sulla successione ai vertici del Pdl secondo Fini “Berlusconi scelse Alfano non come segretario di partito, ma come suo segretario particolare. Ora Alfano ha dimostrato di avere il ‘quid’. Ma per lui non sarà facile restare ‘diversamente berlusconiano’.
Fini dopo i mesi di silenzio, seguiti alla sua mancata rielezione, parla comunque di Silvio Berlusconi come di una persona “simpatica sul piano umano”. Racconta Fini: “persino l’ultima volta che è venuto da me con Gianni Letta, a chiedermi due cose impossibili – vietare di fatto le intercettazioni e tagliare la prescrizione dei reati – di fronte al mio rifiuto ha sorriso: ‘non voglio litigare con te. Per litigare bisogna essere in due'”
Fini “Berlusconi non mente, rimuove” – Fini corregge l’immagine di un politico incline a mentire metodicamente. “Berlusconi non mente; rimuove. E’ del tutto incapace di ammettere un errore. Ha bisogno di convincersi che le cose siano andate esattamente come dice lui; altrimenti non riuscirebbe a convincere gli altri”.
Come ricorda e cosa pensa Fini degli ex colonnelli di Alleanza Nazionale?
FINI E IGNAZIO LA RUSSA – “Ricordo anche il dolore che mi diede La Russa, quando si piegò al diktat sulla mia espulsione. Da La Russa però mi aspettavo di più. Per carità era stato esplicito nel suo dissenso. Ma, insomma, eravamo amici da trent’anni”.
FINI E MAURIZIO GASPARRI – “Da Gasparri non mi aspettavo nulla”.
FINI E ALTERO MATTEOLI – “Di Matteoli sapevo che era sempre stato ‘filogovernativo’, in sintonia con la leadership del momento”.
FINI, GIANNI ALEMANNO E GIORGIA MELONI – “Alemanno non batte’ ciglio. Il silenzio di Giorgia Meloni mi confermò che si può essere giovani all’anagrafe ma prudenti e tattici come Matusalemme.”
FINI E DANIELA SANTANCHE’ – Di Daniela Santanché dice che fa di tutto per mettersi in mostra. “Vada a rivedersi le cose orribili che la signora Pitonessa diceva di Berlusconi, quando faceva la candidata premier di Storace. Io non ho mai usato la sua vita privata contro di lui. E avrei potuto farlo, ogni volta che i giornalisti stranieri mi sollecitavano”.
FINI “DESTRA NON SIA UNA ZATTERA”
“Diradare la fitta nebbia che oggi avvolge la destra politica”. Questo è l’obiettivo dichiarato da Gianfranco Fini nel libro “Il ventennio – Io, Berlusconi e la destra tradita” (Rizzoli ed.), appena uscito in libreria. Il volume ripercorre la storia politica italiana dal 1993 a oggi nella testimonianza e nell’analisi di uno dei suoi principali protagonisti, che descrive il “diario di bordo” di An e la sua “stella polare” fino alla fusione con Forza Italia nel Pdl, allo scontro con Silvio Berlusconi culminato nella famosa esclamazione “Che fai, mi cacci?” alla sfortunata esperienza di Fli, alle elezioni del 2013 e alla constatazione dell’ “Italia politica sempre più sconclusionata” uscita dalle urne.