Dormire? Un risciacquo per il Cervello
Scoperta la ragione del ristoro: viene a dipendere dall’attività di pulizia operata dal cervello durante le ore del sonno. La scoperta aiuta a fare luce su molti misteri del sonno, come la differenza della durata tra singoli individui e diverse specie animali. I meccanismi di ‘pulizia’ del cervello impegnato nel risposo aiuteranno la ricerca a comprendere anche i difetti meccanici alla base di molte malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson.
Quando si dorme, passiamo probabilmente le ore più liete del giorno, ma sappiamo bene che, nonostante il nostro corpo sia disteso e a riposo, il nostro cervello instancabilmente continua le sue funzioni, regalandoci magari anche splendidi sogni.
Da un’ultima ricerca emerge con grande sorpresa un’ultima ‘novità’ sulle numerose funzioni ed attività del cervello durante le ore del sonno, e a posteriori si può ritenere che in essa si celi la vera ragione del riposo. Da studi di neuroimmagine dell’Università di Rochester, USA, è emerso infatti che mentre dormiamo il cervello, oltre a regalarci i sogni, è impegnato in un intenso lavoro di ‘pulizia’ delle cellule nervose, si potrebbe dire letteralmente occupato a ‘buttar via la spazzatura della giornata’. Il cervello ha infatti facoltà di ‘lavarsi’, grazie ad un sistema responsabile di stanare tossine prodotte dalle cellule con il lavoro del giorno e di espellerle in seguito, un’attività che è appunto operativa proprio con le ore del ristoro. Così, infatti, spiega Maiken Nedergaard, neurochirurgo per l’Università di Rochester :” Il sonno mette il cervello in un altro stato dove si ha la pulizia di tutti i sottoprodotti delle attività del giorno.”
Non solo, ma gli studi di neuroimmagine dimostrano con chiarezza che le cellule nervose, al fine della corretta esecuzione, si ‘rimpiccioliscono’ di dimensione per rendere più facile la pulizia degli spazi che le circondano .
Si deduce facilmente, quindi, la ragione del torpore, della stanchezza e sopratutto di quella sensazione di ‘annebbiamento’ che si hanno allorché non abbiamo trascorso un sonno felice, perchè è stato impedito quel ‘risciacquo’ delle tossine prodotte nella giornata precedente che in quanto tali gravano nel nostro stato di lucidità.
Questa scoperta sensazionale, che permette inoltre di comprendere anche la differenza della durata del sonno tra singoli individui ma anche tra diverse specie animali, è tuttavia il risultato a cui ha condotto lo studio cominciato già a partire dall’anno scorso, quando la stessa equipe dell’ University di Rochester ha individuato quale sia la ‘rete’ del drenaggio dell’area celebrale, chiamata dalla stessa ‘sistema glymphatic‘. Si tratta di una rete in cui circola, come dimostrano studi di neuroimagine sul cervello dei topi, liquido cerebrospinale che attraversa il tessuto cerebrale lavandolo dei rifiuti provenienti dal flusso sanguigno, che poi saranno dallo stesso trasportati al fegato per la disintossicazione.
Lo stesso esperimento dimostra, inoltre, che per tale attività le cellule dell’organo riduco la loro dimensione per un equivalente del 60%, ciò per facilitare il transito del liquido e rimuovere, come una brava ‘casalinga’, lo sporco anche ‘nei punti più difficili’.” Le cellule cerebrali si restringono quando dormiamo, consentendo così al liquido di entrare e detergere il cervello“, spiega Nedergaard “E ‘come aprire e chiudere un rubinetto“.
Ciò spiega anche la differenza della durata del sonno tra singoli individui e singole specie animali, per cui un elefante dorme in media tre ore al giorno, un uomo circa otto e un gatto almeno dodici, o anche più: in sostanza la durata del sonno è inversamente proporzionale alla grandezza del cervello, per cui un cervello più grande impiegherà meno tempo a pulirsi rispetto ad un uno più piccolo, essendo le cellule già ‘grandi’ e predisposte all’attività di drenaggio del liquido cerebrospinale.
Questa scoperta sarà molte utile, inoltre, per comprendere anche la natura di molte patologie neurodegenerative, come l’Alzheimer. Le ricerche hanno infatti dimostrato che tra i rifiuti espulsi con la pulizia celebrale è presente una particolare proteina, la beta- amiloide, responsabile delle placche presenti nei cervelli affetti da questo terribile male, ‘una coincidenza’ che potrebbe essere utile a comprendere se il sonno gioca un ruolo nel suo sviluppo e quali siano i meccanismi: “Meccanismi di pulizia possono essere molto rilevanti per mantenere queste proteine ad un livello tale da non causare malattie “, conclude.
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