Scatenano un mezzo vespaio le parole pronunciate ieri sera dal presidente del Senato Pietro Grasso sulla questione delle modalità di scrutinio sulla decadenza di Silvio Berlusconi, un nodo non ancora sciolto: ”Se il voto sarà segreto bisognerà vedere se sarà davvero un voto di coscienza o se dipenderà piuttosto da interessi diversi – ha detto ieri da New York -. Se invece il voto sara’ palese, tutto sarà più chiaro”.
Il riferimento al voto “di coscienza” e soprattutto agli “interessi diversi” ha fatto infuriare il Pdl, che è intervenuto questa mattina per respingere le “insinuazioni gravissime” di Grasso, accusato di non essere imparziale come il suo ruolo istituzionale richiederebbe.
Il primo ad aprire il fuoco è stato il presidente dei deputati Pdl Renato Brunetta: ”Le dichiarazioni di Grasso sul voto segreto o palese non sono da presidente del Senato, ma da uomo di parte, anzi di fazione. Ritenere come dice Grasso che i senatori col voto segreto possano rispondere a ‘interessi diversi’ dalla coscienza è una insinuazione gravissima, che va contro il ruolo di garante della dignità dei parlamentari“. Citando Falcone (“Il sospetto è l’anticamera della calunnia”), Brunetta invita il presidente del Senato a “far valere le regole, invece che inventarne di nuove ad uso delle sue attitudini inquisitorie”.
Sulla stessa posizione il capogruppo Pdl al Senato (e predecessore di Grasso sullo scranno più alto di Palazzo Madama) Renato Schifani: “E’ molto grave che il presidente Grasso ipotizzi il voto palese sulla decadenza, essendo il Regolamento sul punto chiaro ed inequivocabile. Un’eventuale interpretazione diversa in Giunta per il Regolamento, a colpi di maggioranza, sarebbe inaccettabile e noi ci opporremmo strenuamente ad una simile forzatura. Sospettare, poi, che attraverso il voto segreto i senatori possano perseguire interessi diversi rispetto alla propria coscienza è incredibile, ci auguriamo che si sia trattato di un malaugurato fraintendimento”.
La Giunta per il Regolamento si esprimerà sulla questione il 29 ottobre: Schifani, come tutto il Pdl, punta a un’applicazione rigorosa del regolamento che prevede comunque lo scrutinio segreto per i voti “sulle persone”; il Pd invece, dopo la bocciatura della modifica del Regolamento proposta dal M5S per abolire il voto segreto, crede che sia comunque configurabile il voto palese, ritenendo (con il senatore Francesco Russo) che il voto contrario alla convalida dell’elezione sia un voto sulla composizione dell’organo e non sulla persona di Berlusconi.
Gabriele Maestri