I fatti sono sacri, ma…Comment is free but facts are sacred: The Guardian ricorda con una frase del più longevo dei suoi direttori, Charles Prestwich Scott, ciò che è il giornalismo. Altri giornali, invece, hanno successo sostituendo al fatto l’illazione infamante e costruendo con essa la notizia, come quando coinvolsero Dini, Fassino e Prodi nell’affaire “Telekom Serbia”. La vicenda, su cui indagò anche il Parlamento, finì nel nulla: era una panzana montata ad arte.
Giorgio Napolitano è diventato il nuovo bersaglio perché avrebbe tradito la Costituzione su cui ha giurato e le promesse (mai) fatte al Cavaliere. I pasdaran berlusconiani avevano già abituati a questa sottospecie di informazione e Sallusti non si è mai proclamato né indipendente, né obiettivo. Padellaro e Travaglio, invece, si considerano dei professionisti che raccontano la Verità senza guardare in faccia a nessuno.
Così scrivono di un presidente che avrebbe barattato la propria rielezione al Colle con la concessione della grazia, motu proprio, al Berlusconi condannato: c’è di tutto perché qualche zelante cittadino-parlamentare pentastellato chieda, formalmente, l’impeachment di Napolitano. Bob Woodward e Carl Bernstein, smascherando lo scandalo del Watergate, avevano costretto il vicepresidente Spiro Agnew e il presidente Richard Nixon alle dimissioni.
Il Fatto Quotidiano, però, non ricorda il Washington Post di Katharine Meyer Graham; ha, piuttosto, lo stile del Giornale di Alessandro Sallusti: trasformare una panzana in notizia, senza verificarne, almeno, la verosimiglianza. La “gola profonda” di Travaglio e Padellaro è, infatti, Daniela Santanché, che ha rivelato il tradimento domenica su Rai1.
Qualcuno ha messo in dubbio l’attendibilità della fonte osservando che la pitonessa ha un’incontenibile abitudine a farsi notare: nel 2008 si appellava « a tutte le donne italiane… perché Silvio Berlusconi ci vede solo orizzontali, non ci vede mai verticali. Berlusconi non ha rispetto per le donne, lo dimostra la sua vita giorno dopo giorno… Il voto a Silvio Berlusconi è il voto più inutile che le donne possano dare» (Corriere della Sera, 26 marzo 2008).
Oggi, invece, vede in quel Silvio Berlusconi «l’unico che doveva essere nominato senatore a vita e non lo è stato… Sarebbe stato il migliore e la persona con più titoli e più meriti» (la Repubblica, 30 agosto 2013).
È sorprendente come si possa costruire la campagna contro il Capo dello Stato ricavando un’improbabile verità dalle farneticazioni di Daniela Santanché. Travaglio e Padellaro non dipendono né da un editore né dai finanziamenti pubblici. Sono, però, asserviti ad un pubblico noncurante delle notizie raccontate dal giornalista perché vuole il partigiano che riscrive i fatti adattandoli alla propria, personalissima, visione della realtà. Anche il “Fatto” deve vendere.