Con le presidenziali alle porte, andiamo ad analizzare uno degli Swing State chiave. La Florida è uno Stato dell’Unione e quello più a sud tra quelli contigui. Si estende per quasi tutto il suo territorio in una penisola. La sua posizione strategica serve come spartiacque tra l’Oceano Atlantico e il Golfo del Messico. La sua vicinanza a Cuba ne ha fatto una meta privilegiata per gli esuli cubani, come ad esempio durante l’esodo di Mariel. Gli unici confini di terra sono con la Georgia ad est e con l’Alabama a ovest.
Demografia
Con oltre 21 milioni di abitanti, la Florida è il terzo Stato più popoloso degli U.S.A. dopo la California e il Texas. La popolazione è prevalentemente bianca con una buona presenza di ispanici e neri. Dopo la Grande Guerra ci fu un grande flusso di immigrati dal nord della Spagna, che si stanziarono prevalentemente nell’area di Tampa. Oltre agli spagnoli, anche numerosi italiani si trasferirono in Florida dopo la Prima Guerra mondiale.
Ancora prima, agli inizi del secolo, furono i greci a stabilirsi nell’area e a contribuire al mosaico culturale che è la Florida. Le prime persone di origine africana arrivarono nel territorio come schiavi a supporto delle spedizioni spagnole. Dopo un primo momento in cui neri e bianchi contavano lo stesso numero di abitanti, i primi sono finiti per costituire una percentuale sempre minore della popolazione. Per quanto riguarda l’età, la Florida è uno Stato “maturo”. La fascia di popolazione più rappresentata è quella tra i 25 e i 44 anni mentre sono il 5,5% ha quattro o meno anni. L’età media è di 42,4 anni.
Il legame tra Trump e la Florida
La Florida non è solo uno dei tre Stati chiave dal punto di vista dei Grandi Elettori ma anche uno Stato chiave per Trump. A fine 2019, l’attuale presidente ha dichiarato Mar-a-lago, il resort a Palm Beach in Florida, la sua residenza primaria. Questo lo rende di fatto un cittadino della Florida. Ma il legame va molto più a fondo. Appena eletto presidente, Trump ha subito iniziato a lavorare per la sua ricandidatura. Una settimana dopo il suo insediamento, ha avviato le pratiche per la sua campagna elettorale alla Federal Election Commission.
Il primo rally della campagna per la sua rielezione è stato proprio in Florida, a Melbourne, il 18 febbraio 2017. Nessun rally per una ricandidatura si era mai tenuto così presto durante un mandato presidenziale. Questo primo comizio ebbe un pubblico di circa 8000 persone.
Nella sua seconda tappa in Florida, nel giugno 2017, Trump tenne un discorso sulle policies che il suo Governo intendeva adottare nei confronti di Cuba. Due anni più tardi, il 18 giugno 2019, Trump lanciò ufficialmente la sua campagna per la rielezione dall’Amway Center a Orlando. Questo comizio viene ricordato soprattutto per le dichiarazioni di Trump sul fatto che presto avrebbero trovato la cura a diverse malattie, tra cui il cancro. Un mese prima di questo rally, Trump ne tenne un altro a Panama City, insieme al governatore della Florida Ron DeSantis e al senatore dello Stato ed ex candidato alla nomination repubblicana nel 2016, Marco Rubio.
Il 24 settembre di quest’anno Trump è tornato nel suo Stato con un rally a Jacksonville. Qui il presidente, supportato dal sindaco della città Lenny Curry e dal governatore DeSantis, ha parlato facendo affidamento sui temi a lui più cari. Tra questi un attacco al suo sfidante Joe Biden, definito dal presidente come dannatamente debole nei confronti della criminalità e nemico delle forze dell’ordine. Trump avrebbe dovuto tenere un comizio alla convention nazionale del suo partito ad agosto ma fu costretto a cancellarlo. Nell’occasione, lo sceriffo della contea dichiarò di non essere in grado di gestire l’evento a causa della rapida diffusione del virus nello Stato.
Il 12 ottobre, poco dopo essere risultato negativo al Covid-19, Trump è volato a Sanford in Florida. Di fronte a una folla di sostenitori poco proni al distanziamento sociale, Trump ha tenuto il suo primo comizio dopo la malattia. Il presidente ha ribadito il suo ottimo stato di salute e dichiarato che avrebbe voluto scendere tra il pubblico e dare a ciascuno un bacio.
Biden in Florida
Il candidato democratico Joe Biden ha individuato nella Florida uno dei campi di battaglia dove colpire Trump. Nell’ultimo mese l’ex vicepresidente ha effettuato ben tre visite nello Stato. Biden ha parlato di come le politiche di Trump per combattere la pandemia siano state poco efficaci e di quanto la Florida stia subendo il virus. La settimana scorsa ha visitato la Contea di Broward per cercare di ottenere il voto dei senior citizens (quelli che da noi chiameremo anziani). Lo sfidante ha inoltre parlato ad eventi a Pembroke Pines e Miramar. Nei suoi discorsi ha dichiarato che i seniors per Trump sono virtualmente nessuno e poco importanti.
Queste visite seguono quelle nei quartieri di Little Haiti e Little Havana a Miami. Qui ha dichiarato che da presidente continuerà a tutelare le loro comunità. I tempi stringono anche perché i voti per posta stanno aumentando sempre di più in Florida e Biden vuole capitalizzare sul margine di vantaggio che ha su Trump. Lo sfidante fa affidamento sulle minoranze nere caraibiche e anche per questo ha scelto la senatrice Kamala Harris come sua vice.
La registrazione al voto
In Florida Partito Democratico gode di un numero di votanti registrati maggiore dei Repubblicani. Tuttavia quest’anno con il veto di Biden alle campagne porta a porta e alle campagne di registrazione per paura della diffusione del virus, i democratici della Florida temono l’avanzata dei repubblicani. Il margine di vantaggio si è ridotto all’1,3% ovvero circa 185000 elettori, secondo dati del Florida Division of Elections. I principali consigliere di Obama nelle sue due campagne presidenziali hanno dichiarato che la registrazione dei votanti in Florida è stata l’elemento chiave per le sue vittorie.
Dopo di lui i democratici non hanno provato a replicare la stessa strategia e questo ha portato ad una sconfitta della Clinton nello Stato. Nel 2016 i democratici avevano un vantaggio di 327000 elettori registrati ma Trump vinse comunque con poco più di un punto percentuale. Attualmente il vantaggio dei democratici è il più piccolo mai registrato nella storia moderna della Florida. Solo circa 183000 elettori in più.
Di che colore è la Florida?
I democratici hanno vinto in Florida in 25 elezioni presidenziali contro le 16 dei repubblicani. Questo tuttavia non ha impedito a questi ultimi di ottenere e mantenere saldo il posto di governatore dello Stato per ventidue anni. Dalla vittoria di Jeb Bush nel 1999, tutti e quattro i governatori sono stati repubblicani. Negli ultimi venti anni, lo Stato ha vinto vincere i repubblicani in tre occasioni su cinque. Queste vittorie sono sempre state sul filo del rasoio, in particolare nella sfida del 2000 tra Bush e Gore.
Il margine più largo si è avuto in occasione della rielezione di Bush con un 52,1% di voti. Dopo i due mandati di Bush, lo Stato è tornato in mano ai democratici per le due lezioni di Obama prima di sorridere a Trump nel 2016. Da notare che dal 1980 a oggi, i democratici hanno conquistato solo tre volte la Florida. Nel 1992 Clinton vinse le presidenziali ma perse la Florida che votò per il presidente uscente Bush Sr.
Cosa dicono i sondaggi?
Nonostante il numerico di Biden, i sondaggi mostrano una sostanziale parità tra i due sfidanti. La fetta che separa Trump e Biden è di massimo cinque punti percentuali con il presidente che si attesta intorno al 45,3% e l’ex vicepresidente sul 49%. Secondo il modello utilizzato da The Economist, lo sfidante ha il 76% di probabilità di vincere in Florida con una percentuale di voto popolare predetta tra il 47 e il 56%. Trump rimane invece tra il 44 e il 53%.
** AGGIORNAMENTI MEDIA SONDAGGI 3/11 **
Fonte: FiveThirtyEight
- FLORIDA: Trump 48.4 – Biden 50.9