Ancora tensione nella maggioranza. Fattore scatenante l’elezione di Rosy Bindi a Presidente della Commissione antimafia, elezione duramente contestata dal Pdl, che aveva candidato il senatore Donato Bruno.
La rabbia del partito di Berlusconi è affidata, ancora una volta, a Renato Brunetta che, al termine del vertice di maggioranza sul decreto Pubblica Amministrazione, ha dichiarato: “Gli strappi hanno dei costi, chi lo ha fatto rifletta”. “Le cariche istituzionali si decidono insieme, lo strappo dell’Antimafia non può essere tollerato e noi non parteciperemo alle attività dell’Antimafia fino a quando non sarà risolto il problema”. “Siamo pronti alla guerriglia” ha aggiunto.
Il capogruppo del Pdl alla Camera chiede dunque un immediato passo indietro alla neo presidente dell’Antimafia e chiosa con una battuta: “Su questa posizione tutto il Pdl è unito come un solo uomo. La Bindi ha fatto il miracolo, ha riunito il Pdl” ammettendo, implicitamente, le profonde divisioni presenti nel partito.
Oltre al caso Bindi, Brunetta ha polemizzato anche con il ministro per Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini. Oggetto del contendere il decreto sulla PA, che entro il 30 ottobre dev’essere convertito in legge, pena la decadenza.
Il capogruppo Pdl evidenzia un problema politico nella maggioranza: “Per noi il decreto sulla Pa può decadere, il quadro è cambiato”. Brunetta esprime dunque una valutazione negativa sul dl: “Non dico nulla per ragioni storiche ma è l’esatto contrario della mia riforma e quindi il giudizio non è positivo”. “Ma sono uomo di istituzioni e rispetto il lavoro del Parlamento”.
Che la tensione sia palpabile, lo dimostra la convocazione per domani alle 11 di un vertice Pdl alla Camera con i capigruppo delle Commissioni bilancio, i ministri e i sottosegretari per fare il punto sull’atteggiamento del partito riguardo la legge di stabilità.
E sullo sfondo pende come una spada di Damocle la questione decadenza di Berlusconi. A tal proposito il vicepremier Angelino Alfano è intervenuto sul rinvio a giudizio del Cavaliere deciso dal gup di Napoli in seguito alle accuse di corruzione di senatori: “Berlusconi a nostro avviso è vittima di una persecuzione giudiziaria durata 20 anni. Non ci sorprendiamo più di nulla, ma non smettiamo di indignarci. Non crediamo che le ultime vicende, avendogli anch’io parlato ieri sera e stamattina, abbiano influenza diretta sul governo”.