Scelta civica, al Senato montiani sconfitti
Nuovo colpo di scena (e dà l’idea di non essere l’ultimo) all’interno di Scelta civica. Una settimana fa Mario Monti aveva lasciato la guida del partito, ieri aveva scelto di restare nel gruppo al Senato, dopo che direttivo e assemblea avevano condiviso a maggioranza una linea di sostegno propositivo al governo e che non prevedesse il superamento della stessa esperienza di Sc, ora va registrata al Senato la prevalenza dello schieramento “popolare”, su posizioni ben distinte dai “montiani” che hanno dettato la linea al partito.
Il primo segno che, almeno a Palazzo Madama, le cose avrebbero preso un’altra piega è stata la posizione del ministro Mario Mauro, che in una riunione del gruppo avrebbe ricordato che al Senato Scelta Civica e Udc avevano presentato un’unica lista: “Separarsi dall’Udc non sarebbe una scissione, ma un’espulsione, un controsenso e una scelta incomprensibile”.
Verso le 19, si è avuta la conferma che i rapporti di forza tra i senatori sono ribaltati rispetto a quelli della Camera e al complesso del partito: il gruppo di Scelta Civica, infatti, ha votato un documento che prevede, in contrasto con la scelta del direttivo, la decisione di mantenere “un gruppo parlamentare unitario, pur nella varietà delle provenienze, così come indicato agli elettori prima del voto”; allo stesso tempo, vengono “accolte” le dimissioni del capogruppo montiano Gianluca Susta. A vincere è la “linea Mauro”, anche perché ad approvare il documento è stata solo la componente “popolare” (il sostegno al governo, invece, è stato unanime).
Lo scenario così delineato rischia evidentemente di scompensare anche il gruppo di Sc alla Camera, la cui presidenza al momento è affidata a Lorenzo Dellai, altro “popolare”: la prevalenza secca dei montiani all’interno della compagine a Montecitorio potrebbe costargli il posto in un arco di tempo anche piuttosto breve.
LE REAZIONI
Dopo l’improvviso cambio di programma al Senato, le dichiarazioni degli esponenti di Scelta civica si rincorrono: per Andrea Olivero, dichiaratamente espressione dei “popolari”, quello di ieri “E’ stato un confronto schietto e utile, ci siamo battuti lealmente nella prospettiva dell’unitarietà del gruppo. E la volontà di oggi di non procedere all’elezione del nuovo capogruppo è il segno che si sta cercando di lavorare per l’unità”.
Di altro segno, come prevedibile, le reazioni dell’ex capogruppo Susta: ”L’esito al Senato era scontato fin da quando ho dichiarato di voler rimettere il mandato al gruppo. Rivendico il merito di aver favorito un chiarimento che ribadisce il nostro leale sostegno al Governo ed esprimo soddisfazione per aver difeso e rappresentato una linea coerente col profilo liberale, popolare e riformista di Sc che non può essere sacrificata sull’altare di una deriva che accomuna l’Udc a una minoranza di Scelta Civica e si incontrerà fatalmente con questo centrodestra dipendente dalla leadership di Berlusconi”.
Sulla stessa linea, con note di durezza in più, il “montiano” Benedetto Della Vedova, che inquadra la decisione di ieri come “avvicinamento al centrodestra berlusconiano”. “La discussione ha definitivamente sgomberato il campo dalle strumentali e ridicole argomentazioni su inesistenti divergenze sul sostegno al governo. Mauro e gli altri hanno deciso di ‘dimettere’ frettolosamente Susta e di prendere una decisione diametralmente opposta a quella deliberata negli organi statutari Sc, dando così corpo all’ipotesi politica, comune all’Udc, di avvicinamento non già al Ppe in Europa ma, ineluttabilmente, al centrodestra berlusconiano in Italia”.
E se Pier Ferdinando Casini (che non era presente alla riunione, essendo al vertice dei popolari europei a Bruxelles) si è limitato a dire che “Il Ppe deve rafforzarsi anche in Italia per essere la barriera e l’argine contro il populismo”, alcuni non concordano con la lettura di Della Vedova: “Nessuno nella discussione ha mai avanzato ipotesi di convergenza o confluenza con il Pdl a guida berlusconiana – ha detto Luigi Marino -. E’ del tutto fuorviante quanto affermato da Della Vedova circa l’asserita scelta in favore di Casini invece di Monti, perché in discussione era l’appoggio al governo e l’unitarietà del gruppo”.
“Chi dice che Mario Mauro ha in mente un riavvicinamento a Berlusconi è in mala fede o non legge le dichiarazioni del Ministro della Difesa – rincara la dose Aldo Di Biagio -. Mauro ha affermato la volontà di realizzare un progetto grande, inclusivo, rivolto ai cittadini, non certo a Berlusconi che per Mauro e per tanti altri rappresenta una stagione da chiudersi”. Prende atto “con rammarico” dell’esito della riunione al Senato il presidente di Scelta Civica, Alberto Bombassei. “E’ stata purtroppo disattesa la decisione degli organi statutari di Sc, che definisce un percorso chiaro per il rilancio e il rafforzamento di Scelta Civica a tutti i livelli”.