Linea morbida della Cassazione sulla legge Severino
Via libera dalla Corte di Cassazione all’interpretazione “morbida” della legge Severino nella parte che riguarda il reato di concussione a carico del pubblico ufficiale. Per la lettura data ieri dalla Suprema corte, chi fa pressione sui privati o sui colleghi può essere accusato solo quando la sua condotta “limita radicalmente” la libertà del soggetto passivo; gli altri casi di “pressione non irresistibile” vengono ricompresi nell’ipotesi – meno grave – di induzione.
La decisione – che è stata resa dalle sezioni unite presiedute dal primo presidente Giovanni Santacroce – era molto attesa perché sono molti i processi ancora pendenti in cui si voleva sapere quale spazio riservare alla concussione e quale all’induzione. Da oggi è più facile che nel reato di induzione sia inclusa la maggior parte dei comportamenti dei pubblici funzionari che, a vario titolo, finiscono per abusare del loro ruolo per perseguire fini illeciti; sarà invece più difficile contestare il reato di costrizione, applicabile solo alle pressioni che mettono qualcuno “con le spalle al muro”, senza possibilità di sottrarsi.
Da ambienti legati alla Cassazione si è appreso anche che l’orientamento dei giudici potrebbe pesare anche nell’appello del processo Ruby: se in primo grado a Silvio Berlusconi era stata inflitta una condanna a 7 anni di reclusione tra l’altro per concussione per costrizione, ora i giudici di merito potrebbero valutare la sua condotta (in particolare la telefonata in questura per affidare Ruby a Nicole Minetti) con i diversi parametri dell’induzione, che tra l’altro si prescrive in meno tempo e non prevede pene accessorie.
L’EX MINISTRO: “RIBADITA LA CONTINUITA’ DEL REATO”
E’ probabilmente soddisfatta la “madre” della legge Severino: probabilmente perché lascia trasparire poco dal suo commento “da giurista”, molto misurato e preciso. Paola Severino, avvocato di esperienza ed ex ministro della Giustizia nel governo Monti, si era occupata della legge anticorruzione, ma ha atteso il verdetto della corte “con la massima serenità” e accoglie con molto rispetto quanto detto dai giudici di legittimità.
“Per quel che si può comprendere da una massima così stringata, la Cassazione ha ribadito la continuità tra vecchia e nuova fattispecie del reato di concussione: sembrano arretrare quei dubbi normativi che in un primo tempo erano stati adombrati”. Secondo la Severino non c’è alcuna interruzione tra passato e presente e non c’è nulla di strano nel giudizio cui la legge è stata sottoposta (“Tutte le leggi nuove possono avere problemi interpretativi e questa è una legge nuova e particolarmente complessa. Non è la prima volta che le Sezioni unite o la Corte Costituzionale esaminano una norma: è un iter del tutto normale”).
Meno positiva è la considerazione per chi valuta le conseguenze della sentenza sul processo Ruby e su Berlusconi: “Mi stupisce un po’ la personalizzazione delle leggi, sia rispetto alle persone a cui si applicano sia rispetto a quelle che hanno contribuito a farle: le leggi sono del Parlamento e si applicano a tutti i cittadini. Non ho mai fatto previsioni sui procedimenti in corso. Neppure da avvocato. Quindi, aspettiamo”.
Gabriele Maestri