Non paga 180 mila euro di Iva, ma il giudice lo assolve: colpa della crisi.
Centottantamila euro. È questa la somma che un imprenditore milanese, attivo nel settore dell’informatica, non ha regolarmente versato nelle casse dell’erario, a causa della difficile situazione economica della sua impresa. Tuttavia, il gup di Milano Carlo De Marchi lo ha assolto “perché il fatto non costituisce reato”. Il giudice dell’udienza preliminare ha infatti accolto la tesi della difesa, secondo cui non c’era la “volontà di omettere il versamento” da parte dell’imprenditore, “altrimenti non avrebbe nemmeno fatto la dichiarazione dei redditi”.
I suoi avvocati, Luigi Giuliano Martino e Marco Petrone, sono riusciti a dimostrare che il versamento non è stato effettuato “a causa della difficile situazione economica dell’impresa e, più in generale, della crisi finanziaria del Paese”, e che “l’Agenzia delle Entrate era stata doverosamente informata dal contribuente dell’importo Iva dovuto, motivo per cui non vi era stato l’intento di evadere”.
Il comportamento dell’imprenditore, hanno sostenuto i suoi legali, “pur rendendolo inadempiente, non poteva avere rilevanza dal punto di vista penale”. E il gup ha dato loro ragione, confermando la mancanza dell’“elemento soggettivo del reato, vale a dire la volontà di omettere il versamento”. Assenza di dolo, dunque.
In un primo momento l’imprenditore era stato condannato con decreto penale a sei mesi di reclusione, poi convertiti in una multa di circa 40 mila euro, per il reato di omesso versamento dell’Iva, in seguito alla segnalazione dell’Agenzia delle Entrate. I suoi avvocati, però, si sono opposti al decreto, richiedendo il processo con rito immediato, al termine del quale il giudice ha assolto il loro assistito.