Mali: un conflitto mai finito
Mali: un conflitto mai finito. In corso una vasta operazione militare, definita “senza precedenti” nel nord del Mali. Per essere più precisi nel nord-est del paese, cioè nella regione del massiccio dell’Ifoghas, al confine con l’Algeria.
In questa remota regione – gli Ifoghas appunto, un labirinto di gole, canyon, caverne – si erano rifugiati tutti i gruppi armati dell’integralismo che avevano occupato il nord del Mali e le tre città più importanti: Kidal, Gao, Timbouctou.
L’operazione militare si chiama Hydre e coinvolge 1500 soldati maliani, francesi e caschi blu della missione Onu. Obiettivo ufficiale secondo i comandi che l’hanno lanciata, “esercitare pressioni su eventuali movimenti terroristici” ed “evitare la loro riorganizzazione”.
Gli stessi comandi hanno precisato che “non si tratta di una risposta ai recenti attacchi commessi da elementi jihadisti” – l’ultimo a Tessalit – ma bensì di “interventi previsti e regolari per la stabilizzazione del paese”. Come dire che una permanenza di terrorismo islamico era prevista, attesa e se ne conosce anche il luogo da dove proviene: la regione degli Ifoghas, appunto, da dove partì anche il sanguinoso e clamoroso attacco al sito gasifero algerino che costò la vita a decine di lavoratori stranieri.
Di fatto gli Ifoghas sono imprendibili. Nei suoi labirinti di rocce trovano rifugio probabilmente tutti i leader dei gruppi jihadisti: Al Qaeda per per il Maghreb Islamico, il Gruppo Salafita per la predicazione e il combattimento ed altri più piccoli e meno noti. Dal punto di vista militare l’unica cosa che si può fare è assediarli, controllarne le vie di uscita e, di conseguenza, le possibilità di rifornimento.
Per il Mali gli Ifoghas rimarranno un bubbone inguaribile, almeno fino a quando il nord del paese rimarrà un serbatoio di malcontento e di contrasti con il governo centrale. Proprio per questo motivo dopo che l’esteso territorio desertico è stato liberato grazie all’intervento militare di Parigi con l’operazione Serval è partito il tentativo di normalizzazione politica con le elezioni che hanno visto lo scorso agosto l’elezione del presidente Ibrahim Boubacar Keita.
Tra un mese i maliani torneranno alle urne per completare il processo elettorale con le legislative: con la formazione di un nuovo parlamento si concluderà la transizione politica cominciata nel marzo 2012. Un processo politico, elettorale che conta molto di più, per il futuro del paese, che le pur necessarie operazioni militari di questi giorni.