La rivincita dei grassi

Pubblicato il 25 Ottobre 2013 alle 16:51 Autore: Marco Caffarello

Recenti studi confermano la responsabilità degli zuccheri nello sviluppo dell’obesità come pandemia mondiale.Nonostante la cattiva pubblicità dei media per decenni, i grassi sono in realtà sani e salutari. Una controversia quella degli zuccheri e dei grassi che dura ormai da più di 40 anni e che solo oggi arriva a soluzione.

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Siamo soliti ritenere che il grasso faccia male. Chi infatti non storce il naso davanti a burro, formaggi e uova se sta attento alla propria linea? E’ probabile che un simile atteggiamento sia un retaggio dei costumi appresi, soliti a condannare ogni forma di grasso perchè nocivi e a lanciare magari sul mercato ‘invitanti’ cibi a ‘grasso zero’. Nutrizionisti, dietologi e medici consigliano che è sempre opportuno non assumere più di trenta grammi di grassi al dì per gli uomini e venti grammi per le donne, e, per ridurre rischi al cuore, fare una dieta povera di colesterolo o altri grassi animali. Eppure le cose non stanno proprio così. Se si analizzano da vicino le cause della crescente obesità della popolazione mondiale o degli infarti e di tante altre patologie del metabolismo come, ad esempio, il diabete, la responsabilità non appartiene ai grassi ma agli zuccheri. Una contesa quella tra grassi e zuccheri silenziosa e nascosta, dietro alla quale potrebbero celarsi anche interessi economici e commerciali. La diatriba a chi appartenga la vera responsabilità delle patologie legate alla malnutrizione, come l’obesità, vero fenomeno di massa, ormai paragonabile a quello di una vera e propria pandemia mondiale, non è di oggi ma affonda le sue prime radici sin dai primi anni 70′, ai tempi in cui l’industria alimentare diveniva sempre più per la ‘massa’ e i grandi centri commerciali punti perfetti per la distribuzione degli alimenti. Se c’è un anno che ha segnato un punto di svolta nella storia dell’obesità dell’uomo questo è infatti il 1971. Manca un anno alle nuove elezioni per la casa bianca di Washington, e la presidenza di Richard Nixon, candidato per un secondo mandato, inizia a sentire i primi scricchiolii che poi si trasformeranno nel tonfo del WaterGate del 1974. La guerra in Vietnam e il sempre più crescente malumore sociale impegnano non poco l’allora presidente, ma un problema più spinoso lo impensieriva all’epoca dei fatti: l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. L’inflazione, dovuta anche per effetto della crisi petrolifera dei paesi arabi nei primi anni 70, unita al già diffuso malessere per la guerra in Vietnam, rischiarono di compromettere il consenso di Nixon in vista delle imminenti elezioni. Per ottenere un nuovo slancio elettorale l’allora presidente attuò una serie di misure politiche protese a ridurre il prezzo dei prodotti, ma per farlo doveva ottenere prima il favore di una classe molto potente nello scacchiere delle lobby americane: quella degli agricoltori. Così nominò segretario all’agricolutura del governo americano Earl Butz, a quel tempo governatore dell’Indiana ed esperto di economia dell’agricoltura con la quale si laureò nel 1937. La politica che Butz attuò fu un radicale cambiamento del cibo che ogni giorno mangiamo, e con esso cambiò anche la forma del nostro corpo. In particolare Butz investì nella politica dell’alta produzione del mais, cereale molto diffuso con il quale l’economia si sarebbe potuta rilanciare. Si incrementò così la produzione del cereale; i grandi allevamenti di bovini vennero forniti di industriali dosi di mais per l’alimentazione del bestiame e conseguentemente a ciò crebbe la distribuzione degli Hamburger, e come olio nei Fast Food si poteva utilizzare quello di mais, molto più grasso e nocivo di quello d’oliva,ma sempre più economico. Verso la metà degli 70′ Butz volò in Giappone per assistere personalmente ad un’innovazione che di lì a poco rivoluzionerà completamente la produzione ed il consumo dei prodotti alimentari: lo sciroppo di mais ad alta concentrazione di fruttosio (HFC) o sciroppo glucosio-fruttosio come viene chiamato nel Regno Unito. Si tratta di una sostanza altamente zuccherina, un dolcificante che può essere impiegato su tutti i cibi, quali pizza, carne, insalate,ciò per “esaltarne” il gusto; inoltre è decisamente a più buon mercato del Saccarosio. A partire da quegli anni l’utilizzo dello sciroppo divenne di massa ed applicato per ogni prodotto la cui distribuzione si concentrava sopratutto nei grandi centri commerciali, e dal 1984 la sostanza cominciò ad essere impiegata anche nelle bevande analcoliche come la Coca-Cola. Parallelamente alla conquista dei mercati, si assiste ad un aumento delle malattie cardiache e alla crescita esponenziale della popolazione grassa, sicchè anche l’industria tessile si adeguò ai cambiamenti nel sociale, iniziando la produzione delle famose e simpatiche XXXL. Gli evidenti squilibri che il nuovo regime alimentare stava provocando nella popolazione americana, videro nascere accesi dibattiti sulle cause di una così rapida diffusione di malattie di natura cardiovascolare e dell’obesità nella popolazione mondiale già a partire dalla metà degli anni 70′. Due scuole si fronteggiarono; coloro che accusavano gli zuccheri, rappresentate dalla figura di John Yudkin, all’epoca dei fatti professore presso l’Università di Londra, e quelli che fecero ricadere la responsabilità sui grassi, rappresentati da Ancel Keys, allora un famoso nutrizionista americano. Se oggi sappiamo con certezza che lo zucchero è responsabile di molte malattie cardiovascolari, del diabete e di patologie dell’area intestinale, e per molti aspetti si può ben ritenere che un’ assunzione prolungata dia luogo a forme di dipendenza, all’epoca dei fatti è probabile che il venir meno delle teorie di Yuknin rispetto a quelle di Keys siano dipese da correnti che spinsero a favore della “legittimità scientifica” degli zuccheri, ciò ovviamente per favorire le ragioni dei mercati.Questa tesi è sostenuta da David Kessler, ex capo dell’agenzia alimentare più potente del governo degli Stati Uniti, la FDA. Rivela Kessler, infatti, che l’industria alimentare era già pronta al lancio di nuovi prodotti da cui, sapeva, avrebbe tratto enormi guadagni: i cibi “zero grassi”.Gli industriali e le grandi Lobby sapevano che la scelta si sarebbe rivelata vincente, perchè avrebbe invogliato le masse a mangiare in modo “sano” e a “basso costo”. Oggi sappiamo con certezza che dietro l’illusorio azzeramento dei grassi, si cela un esponenziale utilizzo di additivi dolcificanti il cui effetto sulla salute dell’uomo è ancor più dannoso. L’effetto sulla salute di questo “tsunami di zuccheri” distribuito su quasi tutti i prodotti che compriamo quotidianamente nei nostri supermercati è terrificante, ma solo oggi inizia ad essere realmente compreso e ad essere con insistenza denunciato. Nel febbraio del 2012 Laura Schmidt e Claire Brindis ricercatrici presso l’Università della California, hanno scritto un articolo per la rivista di scienze Nature che riportava le evidenze scientifiche della responsabilità del fruttosio, sopratutto se a grandi concentrazioni, nella formazione di tossicità epatiche, e a marzo dello stesso anno il New York Time ha pubblicato uno studio-denuncia che dimostra come le persone che sono solite bere bibite altamente caloriche e zuccherine hanno il 20% in più di probabilità di essere colte da infarto rispetto a quelle che lo fanno sporadicamente. E’ di pochi giorni fa l’intervista rilasciata da Aseem Malhotra, specialista per Croydon University Hospital, al The Indipendent:”Dall’analisi di prove indipendenti che ho fatto, grassi saturi non trasformati non sono nocivi e probabilmente recano benefici.Burro,formaggio, yogurt e uova sono generalmente sani e assolutamente non nocivi. L’industria alimentare ha approfittato del basso contenuto di grassi per decenni perché gli alimenti che vengono commercializzati sono spesso caricati con lo zucchero. Ora stiamo imparando che l’aggiunta di zuccheri negli alimenti sta provocando una pandemia di obesità, l’aumento del diabete e malattie cardiovascolari. ” Negli ultimi anni negli Stati Uniti, sostiene Malhotra, nonostante il consumo dei grassi sia calato del 30%, anche grazie a campagne politiche e di sensibilizzazione, il numero di decessi per infarto o per malattie legate a problemi di sovrappeso non sono tuttavia diminuita, un indizio in più del vero responsabile a tavola.

http://www.independent.co.uk/life-style/health-and-families/health-news/top-heart-doctor-unprocessed-fatty-foods-may-actually-be-good-for-you-8897707.html

http://fisiomedicine.wordpress.com/2013/10/25/la-rivincita-dei-grassi/#more-1019