SIAE, più è lenta e più guadagna
“Le iniziative assunte nel corso dell’esercizio hanno creato le condizioni per un equilibrio economico strutturale ed hanno generato utili di bilancio (€ 18,7 milioni) più che sufficienti a ripianare integralmente le perdite pregresse (€ 17,7 milioni)”.
Sono le parole con le quali Gian Luigi Rondi, ormai ex Commissario straordinario della SIAE, presenta il rendiconto relativo all’esercizio 2012, quello del passaggio del testimone, al nuovo Presidente della SIAE, Gino Paoli.
“L’esercizio 2012 – continua Rondi – nonostante alcune criticità connesse al business (con inevitabili riflessi sui ricavi, diminuiti di – € 6,1 milioni pari a -3,6% sul 2011), presenta risultati ampiamente positivi, anche grazie alle azioni di razionalizzazione ed efficientamento intraprese negli esercizi precedenti.”
Le cose però non stanno esattamente così ed in un momento nel quale, per fortuna, il Ministero dei Beni e delle Attività culturali ed il Parlamento sembrano intenzionati ad occuparsi, finalmente, del caso SIAE sembra opportuno fare un po’ di chiarezza.
In questa prospettiva c’è un primo dato che non può e non deve essere ignorato: il risultato dell’esercizio 2012 – quel +18,7 milioni di euro – è un dato “dopato” da una serie di voci che poco o nulla hanno a che vedere con la gestione dei diritti d’autore e che rischia di trarre in inganno gli osservatori più distratti.
E’ una conclusione alla quale si arriva facilmente comparando i dati relativi ai costi ed ai valori di produzione: la SIAE spende oltre 190 milioni di euro per incassarne poco più di 160.
Altro che quasi 19 milioni di utili di esercizio.
Se ci si fermasse a questa istantanea ci sarebbero quasi 30 milioni di euro di perdite.
Senza contare un altro dato marginale ma che comunque contraddice quanto raccontato da Rondi: i costi di produzione sono infatti aumentati rispetto al 2011 mentre i valori prodotti sono diminuiti.
Difficile definire questo scenario “efficientamento”.
La SIAE ha speso di più e incassato di meno.
Come si spiegano, allora, l’entusiasmo e l’ottimismo dell’ex commissario straordinario della SIAE?
La spiegazione è più semplice di quanto possa immaginarsi.
La SIAE incassa centinaia di milioni di euro ogni anno [n.d.r. 535 milioni quelli incassati nel 2012, nonostante la flessione] che deve poi ripartire ai titolari dei relativi diritti d’autore.
Poiché però la ripartizione è un’operazione che richiede tempi lunghissimi SIAE si ritrova “costretta” – ma l’espressione è davvero inappropriata – a depositare centinaia di milioni di euro su conti correnti ed ad investire nell’acquisto di prodotti finanziari.
Tutto questo genera straordinari utili che nel 2012 hanno superato i 40 milioni di euro.
Eccolo il segreto che trasforma una società in perdita in una società in attivo il cui Commissario Straordinario può, addirittura, permettersi il lusso di dire di guardare al futuro con ottimismo anziché con drammatica preoccupazione.
Si tratta, d’altra parte, di una circostanza della quale – benché con meno enfasi di quanta ne abbia riservata all’annuncio dello straordinario utile di esercizio – lo stesso Commissario Straordinario è costretto a dare atto nella propria relazione: “Il risultato è fortemente influenzato dal saldo positivo apportato dalla gestione finanziaria (+ € 11,5 milioni sul 2011) e da quella straordinaria (+ € 12,1 milioni sul 2011) che hanno compensato la perdita dei ricavi (- € 6,1 milioni)”.
E’ un aspetto di straordinaria importanza e per capirlo basta leggere quanto a proposito della questione l’ex Commissario Straordinario avverte il bisogno di scrivere nella propria relazione: “E’ opportuno sottolineare che, per la S.I.A.E., la differenza tra il “valore della produzione” e i “costi della produzione” (A – B) rappresenta solo uno degli indicatori significativi della gestione operativa. A tale indicatore va invero affiancato anche quello riguardante i proventi finanziari che rappresenta una componente sostanzialmente “tipica” della gestione. Al pari di quanto accaduto in passato, i flussi in entrata derivanti dalla raccolta del diritto d’autore precedono i flussi in uscita in favore degli associati. Ciò è dovuto ai tempi tecnici necessari alla ripartizione dei diritti e, in particolare, alle complessità portate dalle modalità di ripartizione stabilite di anno in anno dalle ordinanze approvate dalle Commissioni di Sezione. Anche nel corso del 2012, dunque, la Società ha provveduto ad operare una gestione finanziaria delle somme incassate. I risultati di tale attività rappresentano la parte preponderante dei proventi finanziari e sono esposti nel rendiconto di gestione in una sezione diversa da quella del valore della produzione. I predetti risultati contribuiscono in misura non irrilevante a contenere il deficit operativo della gestione caratteristica.”.
Ma è davvero tutto tanto normale, regolare, fisiologico?
Possibile che la lentezza nella distribuzione di quanto spettante ad ogni associato possa legittimamente trasformarsi per SIAE in un’occasione di profitto?
Possibile che il risultato di esercizio di una società di gestione dei diritti possa essere inversamente proporzionale al ritmo con il quale essa ripartisce quello che incassa?
Sembra un paradosso: meno SIAE è efficiente nel riparto dei diritti e più guadagna.
Difficile credere che nel 2013 per ripartire i diritti d’autore siano davvero necessari i tempi pachidermici della SIAE o, almeno, difficile credere che cambiando le regole del riparto e, magari, facendo rotta verso un sistema di riparto più puntuale ed analitico non si possa comprimere e ridurre i tempi di versamento dei diritti a ciascuno dei titolari.
Ma, a leggere i numeri, viene anche il sospetto che alla SIAE convenga davvero essere più veloce nel ripartire i diritti.
Se nel 2012 lo fosse stata, infatti, avrebbe chiuso il bilancio in rosso mentre grazie ai tempi di riparto ed alla gestione finanziaria della montagna di euro incassati lo ha chiuso con uno straordinario attivo.