Diceva ieri Marcello Pera che Forza Italia, come progetto politico, rischia di nascere già morto: con altre parole sembra fargli eco Fabrizio Cicchitto. Intervistato dalla Stampa, l’ex capogruppo Pdl alla Camera mette a nudo il difetto più grave che il rinnovato partito sconta in partenza: non accettare la proposta di “coniugare insieme la continuità berlusconiana e il rinnovamento rappresentato da Alfano”.
Partire con quello spirito negativo, per Cicchitto è stato ”un errore tragico, un’operazione il cui rischio è quello di mettere in piedi un movimento fideistico ed estremista, esattamente il contrario del partito a maglie larghe di stampo liberal-moderato lanciato nel 1994”. E per l’esponente azzurro i rischi sono concreti: la nuova Forza Italia ”non funzionerebbe” perché ”sarebbe sostenuta solo dallo zoccolo duro e le sfuggirebbe tutta una vasta area di centro”.
A peggiorare la situazione potrebbe intervenire una crisi di governo, una “sciagurata ipotesi” voluta da “qualche falco ma non aquila” magari anche in tempi brevi. In quel modo, per Cicchitto Forza Italia “imboccherebbe la china dell’estremismo, evitata in extremis da Berlusconi stesso il 2 ottobre scorso”. Cosa che farebbe perdere altri voti invece che recuperarne: alle ultime elezioni la leadership di Berlusconi ha evitato la sconfitta del centrodestra, ma per l’esponente azzurro mancavano pur sempre “6 milioni di voti”, che il semplice “cambio di insegna”, da Pdl a Forza Italia, non basterà a recuperare.
Se i voti si perdono, per Cicchitto è anche colpa dei problemi interni che restano irrisolti. Problemi che non possono essere semplicemente messi a tacere: “Non è che nel nome della fedeltà cieca e assoluta si può tappare la bocca a chi solleva problemi seri sul partito da mettere in piedi, su dove si vuole andare. E su quello che conviene allo stesso Berlusconi”. Lasciando capire che, anche qui, qualche consigliere negativo Berlusconi ce l’ha.
Gabriele Maestri