I mercati continuano a macinare record nonostante la congiuntura economica continui ad apparire piuttosto debole. A spingere al rialzo è indubbiamente la liquidità eccezionale di cui i mercati sono stati inondati, e che a quanto pare continuerà per un periodo più lungo del previsto.
Fra gli analisti comincia a formarsi consenso sul fatto che la Federal Reserve ha perso l’occasione giusta per avviare il tapering e che, addirittura, possano essere decisi aumenti nel ritmo degli acquisti, attualmente a quota 85 miliardi di dollari al mese. Il driver infatti non è più soltanto il tasso di disoccupazione, e questo sta diventando sempre più chiaro. A parte che il mercato del lavoro statunitense continua a manifestare segni di debolezza, continuano a mancare segnali effettivi che la crescita economica possa continuare in modo sostenuto e diffuso senza la stampella della liquidità.
A questo si aggiunge il fatto che gli Stati Uniti rischiano di ritrovarsi nuovamente sull’orlo della crisi nei prossimi mesi, quando scadrà l’accordo che ha portato al finanziamento del governo federale fino a gennaio e ha innalzato il tetto del debito fino a metà febbraio.
Il clima a Washington lascia presagire un nuovo scontro fra la Casa Bianca e gli estremisti del Tea Party. Per questa ragione le attese per l’avvio del programma di riduzione degli acquisti cominciano a spostarsi verso aprile 2014. Tutti questi segnali possono essere ben avvistati nella debolezza del dollaro: il biglietto verde infatti si trova attualmente ai minimi da due anni nei confronti, ad esempio, della moneta unica europea.
Passando dai mercati all’agenda macroeconomica della settimana prevede un inizio di ottava relativamente tranquillo: si segnano per la giornata di martedì l’asta dei Bot italiani a 6 mesi e le vendite al dettaglio statunitensi, che dovrebbero crescere di appena lo 0,1 per cento su base mensile.
Mercoledì dovrebbe trovare conferma l’uscita (in senso tecnico) della Spagna dalla recessione, grazie ad una stima preliminare del prodotto interno lordo finalmente positiva, anche se appena dello 0,1 per cento troppo poco per poter parlare di uscita effettiva dalla crisi. L’Italia metterà in asta Btp a 5e 10 anni, mentre l’inflazione USA dovrebbe accelerare leggermente su base mensile allo 0,2 per cento. In serata verrà resa nota la decisione del FOMC sulla politica monetaria USA, ma a questo punto difficilmente ci si aspettano sorprese, se non pallide indicazioni sul futuro.
Giovedì conosceremo il tasso di disoccupazione italiano, che dovrebbe risultare fermo al 12,2 per cento su base mensile, nonché l’indice dei prezzi al consumo del Belpaese, che dovrebbe aumentare dello 0,4 per cento su base mensile e dell’1,3 per cento su base annua. Dagli USA arriveranno le consuete richieste di nuovi sussidi di disoccupazione, che dovrebbero risultare più o meno stabili intorno alle 340 mila unità.
Venerdì verranno rilasciati gli indici del direttore degli acquisti relativi al manifatturiero cinese che dovrebbero confermarsi in espansione; indice simile sarà rilasciato per gli Stati Uniti, confermando anche qui l’espansione anche se, secondo gli analisti, verrà registrato un rallentamento.