Repubblica Ceca, i Socialdemocratici di Sobotka cercano un partner di governo
Il Ccsd, partito socialdemocratico della Repubblica Ceca, ha vinto, con poco meno del 21% dei consensi, le elezioni del 25 e del 26 Ottobre. C’è poco da esultare, però, per il segretario del partito Bohuslav Sobotka: con 2 punti percentuali in meno rispetto alle elezioni del 2010, i socialdemocratici avranno bisogno di “aiuto” per formare un governo, secondo lo schema sempre più diffuso delle “larghe intese”. I 50 seggi ottenuti dal Ccsd, infatti, non bastano per formare una maggioranza (il Parlamento ceco conta 200 seggi).
Il secondo partito per numero di voti, Associazione dei Cittadini Insoddisfatti (ANO che in ceco significa “sì”), di orientamento vagamente liberale e di forti sentimenti anti-corruzione, è guidato dal miliardario del settore agroalimentare Andrei Babis: da qualche mese, è diventato il proprietario dei due maggiori giornali cechi (e un altro giornale ceco lo aveva soprannominato “Babisconi” paragonandolo all’ex premier italiano, lui rispose lapidariamente: “Non mi piacciono le minorenni”) e con il il 18,65% dei voti ha ottenuto 47 seggi.
Si attesta intorno al 15% il Partito Comunista di Boemia e Moravia, conquistando 33 seggi. Il Partito conservatore “Tradizione, Responsabilità, Prosperità” ha preso il 12%, pari a 26 seggi. Il Partito Democratico Civico arriva quasi all’8%, Democristiani e Popolari si fermano al 7%: spetteranno a ognuno 14 rappresentanti in Parlamento. Scartata l’ipotesi dell’alleanza con i comunisti (non si riuscirebbe comunque a ottenere la maggioranza), l’opzione più logica sarebbe che i socialdemocratici dialogassero con ANO, ma la scelta potrebbe portare a una nuova stagione di instabilità.
Da qualche mese la Repubblica Ceca è senza un governo: il premier di centrodestra Nemas si era dimesso, insieme ai suoi ministri, dopo un caso di corruzione e abuso di potere che aveva riguardato il suo capo di gabinetto. A quel punto il Presidente della Repubblica, Milos Zeman, aveva tentato di consegnare il paese a un governo “tecnico”, che potesse affrontare la gravità della crisi, mettendovi a capo l’economista Jiri Rusnok.
Il paese era reduce dalle politiche di austerità del governo precedente e il governo di Rusnok ne subì le conseguenze; incassò poi l’avversità del centrodestra (che proponeva una propria esponente, di comprovata rettitudine morale) e dei socialdemocratici che chiedevano il voto anticipato a settembre. Le elezioni avrebbero dovuto sbloccare la situazione: il risultato consegna una realtà molto lontana dalla stabilità politica.
Zeman nel frattempo viene accusato di lavorare a una proposta che aumenti il suo potere (per ora solo di garanzia) a scapito del Parlamento e rimane in contatto con alcuni esponenti del suo ex partito (il Ccsd), tra cui quel Michal Hasek, governatore di Moravia meridionale, che nell’ombra si è messo all’opera per la rimozione di Sobotka così da poterlo sostituire.