“Credimi, tutto può essere dipinto” è il motto che rende Pierre Auguste Renoir, impressionista nato a Limoges nel 1841, non solo il noto pittore della joie de vivre, ma anche un più recondito artista in perenne ricerca, sempre pronto a misurarsi con il nuovo tanto da diventare l’impressionista che sconvolge le regole della rappresentazione.
Un pioniere, insomma, che la Galleria d’arte moderna (Gam) di Torino ha voluto ricordare nella mostra “Renoir dalle collezioni del Musèe d’Orsay e del Musèe dell’Orangerie” e che, aperta dal 23 ottobre 2013 al 23 febbraio 2014, propone una rassegna di circa 60 opere del maestro provenienti dalle istituzioni museali detentrici della collezione più completa al mondo della sua opera.
La mostra, curata da Sylvie Patry, conservatore capo presso il Musèe d’Orsay, e da Riccardo Passoni, vicedirettore della Gam di Torino, analizza così tutta l’attività del grande pittore attraverso la duplice lente della qualità della tecnica e della varietà dei temi affrontati: dalla pittura en plein air, fianco a fianco dell’amico Monet, alle opere in atelier quali i ritratti su commissione, tutta la carriera dell’artista viene condensata in nove intelligenti sezioni che permettono allo spettatore di seguire la complessa evoluzione del percorso artistico di Renoir in una produzione che annovera più di 5000 dipinti e un numero elevatissimo di disegni e acquerelli.
L’esposizione si apre dunque con la sezione “L’età della Bohème” che dimostra come, dopo l’ammissione all’Ecole des Beausx – Arts nel 1862, Renoir si inserisca nel gruppo impressionista di Alfred Sisley, Frèdèric Bazille e Claude Monet, di cui sono esposte opere quali “Ritratto di Renoir”, “L’atelier di Rue de la Condamine” (Bazille) e “Il calesse” (Monet), per proseguire con la seconda sezione, titolata col motto proustiano “Noi adoriamo le donne di Renoir” e che, non a caso, propone una galleria di meravigliosi ritratti femminili di donne borghesi, operaie e ballerine.
Cinque opere dedicate a uno spaccato della società moderna parigina compongono la terza sezione, “La fortunata ricerca della dimensione moderna” che fa eco, per differenza di contenuto, alla quarta sezione, dedicata a “Il mestiere di paesaggista”, di cui fanno parte dieci opere dedicate sia al viaggio che l’artista intraprese ad Algeri nel 1881 sia alle splendide vedute di acqua, verde e giardini della campagna francese.
Bambini, mazzi di fiori e nudi sono i protagonisti, rispettivamente, delle sezioni “La scoperta dell’infanzia”, “Bello come un dipinto di fiori” e “Il nudo, una delle forme indispensabili dell’arte”, dove è anche esposta la scultura bronzea “Eau”, mentre al celeberrimo capolavoro “Le Jeunes filles au piano” è dedicata l’ottava sezione.
Chiude la rassegna la sezione de “L’eredità delle bagnanti”, presso cui è esposto l’ultimo capolavoro di Renoir, “Le bagnanti”, vero e proprio testamento pittorico dell’artista.
Clara Amodeo