Il “cargo” renziano e la situazione del Pd
Un’ubriacatura che su molte testate è sconfinata nel panegirico (e, in alcuni casi, in qualcosa di ancora più in là, molto più in là…). Dopo la ‘sbornia’ della Leopolda, il Pd si ritrova nella situazione di sempre: diviso, con lo spettro della scissione che viene allontanato per la futura prospettiva di un governo “più snello”.
Da un lato c’è il carro – anzi, ormai si può parlare di un vero e proprio cargo – renziano, che sta reclutando tutti gli autostoppisti che incontra lungo l’autostrada (attenzione, potrebbe arrivare qualche multa!) che porta alle elezioni. 2014 o 2015? Non è dato saperlo al momento, dipenderà probabilmente dalle ‘bizze’ dell’uomo solo al comando.
Dall’altro la complessa schiera post-bersaniana che perde pezzi ma che è in cerca di un’identità: Epifani, da buon segretario pro-tempore, cerca di salvare il salvabile e sale sul precedente cargo; Fassino c’è salito qualche mese prima, Fassina ormai è sempre più la caricatura di se stesso e D’Alema riesce a conquistare spazi nelle cronache politiche solo per le battute sull'”egomostro” fiorentino (che fine ingloriosa!).
Civati? Prosegue il suo lavoro in sordina, strepitando per le irregolarità che si registrano – quotidianamente – nella complessa macchina congressuale del Pd. Uno sforzo encomiabile, ma per lui – sceso dal cargo prima che prendesse velocità (facendosi poco male allora, ma vedendoselo sfilare lontano all’orizzonte adesso, almeno stando ai poco attendibili sondaggi) – è pronta la casacca dell’eterno comprimario del Pd, quello voluto bene da tutti ma che per fare il capitano pare non essere ancora pronto.
Rimanendo per un attimo proprio sulla procedura congressuale e sulle iscrizioni “last-minute” mi viene un pensiero. Al di là delle irregolarità o meno – probabili, possibili, inventate, questo personalmente non lo so – la sensazione che si ha, dall’esterno, è che questi nuovi iscritti, in qualsiasi caso, non siano tali perché spinti dal desiderio irrefrenabile di portare il Pd alla vittoria nelle prossime elezioni (la scadenza più vicina è quella delle europee 2014, salvo sorprese); ma paiono solo sostenitori della singola mozione congressuale/correntizia (locale o nazionale, poco cambia) e pronti ad appesantire una macchina che pare da un momento all’altro sempre più pronta a spezzarsi. In due, o forse in più parti.