Mediaset, depositate le motivazioni dei giudici “Berlusconi ideatore della frode”
“Silvio Berlusconi è stato ritenuto ideatore, organizzatore del sistema e fruitore dei vantaggi relativi, in relazione alla frode fiscale nella compravendita dei diritti tv da parte del gruppo Mediaset”. È quanto si legge nelle motivazioni della Corte d’appello di Milano, della sentenza che ha condannato l’ex premier a una interdizione dai pubblici uffici da due anni, in seguito alla decisione della Corte di Cassazione, che nel confermare la condanna a quattro anni per frode fiscale, aveva rimandato gli atti alla Corte d’appello perché rideterminasse la pena accessoria dell’interdizione.
“In particolare – scrivono i giudici d’appello – la sentenza ha definitivamente accertato che Berlusconi è stato l’ideatore ed organizzatore negli anni ’80 della galassia di società estere, alcune delle quali occulte, collettrici di fondi neri e – per quanto qui interessa – apparenti intermediarie nell’acquisto dei diritti televisivi; lo stesso Berlusconi ha continuato ad avvantaggiarsi del medesimo meccanismo anche dopo la quotazione in borsa di Mediaset nel 1994, pur essendo state parzialmente modificate le società intermediarie, in particolare con la già citata costituzione di IMS, avvalendosi sempre della collaborazione dei medesimi soggetti a lui molto vicini: Lorenzano e Bernasconi, quest’ultimo finché in vita; tant’è vero che in quel periodo Berlusconi aveva continuato a partecipare alle riunioni “per decidere le strategie del gruppo”. “A ciò si deve anche aggiungere – proseguono i giudici – che il ruolo pubblicamente assunto dall’imputato, non più e non solo come uno dei principali imprenditori incidenti sull’economia italiana, ma anche e soprattutto come uomo politico, aggrava la valutazione della sua condotta”.
Legge Severino non c’entra con processo Mediaset – I giudici hanno poi respinto le eccezioni sollevate dai legali del Cavaliere durante il processo, spiegando che la legge Severino “ha un ambito di applicazione distinto, ben diverso e certamente non sovrapponibile” con quello del processo penale con al centro il caso Mediaset”. Inoltre i giudici hanno rivelato che Berlusconi, diversamente da quanto avevano sostenuto i suoi avvocati fuori dall’aula, in realtà non ha ancora estinto il debito di 11 milioni dovuti al Fisco “aderendo alla conciliazione extragiudiziale” ma si è limitato a produrre “una mera proposta di adesione” con l’Erario che prevede una rateizzazione dei soldi che il Cavaliere avrebbe dovuto versare al fisco per ottenere un ulteriore sconto sulle pene accessorie.