Saccomanni vede la crescita, la Corte dei Conti lo bacchetta: “Taglio al cuneo insufficiente”
In occasione dell’audizione al Senato sulla legge di stabilità, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni delinea un quadro timidamente positivo per l’economia italiana. “Il pil nel 2013 su base annua segnerà una contrazione dell’1,8%, nel 2014 invece è confermata la ripresa”.
Il prossimo anno dunque, ci sarà la tanto attesa inversione di tendenza: “Per il 2014 si confermano le prospettive di ripresa dell’attività economica: tenuto anche conto del lieve impatto espansivo della legge di stabilità, la variazione annuale del prodotto è valutata all’1,1%. La crescita del pil si porterà su livelli ancora superiori a partire dal 2015, prefigurando una graduale chiusura dell’output gap; dovrebbe raggiungere circa il 2% nel 2017”.
Una prospettiva incoraggiante, a patto però che si continui sulla strada del rigore e del contenimento del debito pubblico. A tal proposito il ministro ha aggiunto: “L’indebitamento netto deve restare entro la soglia del 3%, ma il rispetto di tale obiettivo non è sufficiente: il disavanzo strutturale deve tendere verso il pareggio, il peso del debito deve ridursi. Raggiungere questi risultati è interesse prioritario del nostro Paese”.
A raffreddare immediatamente gli entusiasmi arriva il parere del Presidente della Corte dei Conti Raffaele Squiteri. Intervenuto anch’egli all’audizione del Senato sulla legge di stabilità, ha ammonito sul fatto che sussistono “rischi ed incertezze” sulla modalità di intervento per la riduzione del cuneo fiscale, che comportano “evidenti problemi distributivi e di equità”.
Nello specifico i maggiori problemi sarebbero dati dalla circostanza che la riduzione del cuneo fiscale non riguarderebbe né i lavoratori autonomi né “gli incapienti e i pensionati, ossia circa 25 milioni di soggetti che sono anche le categorie in maggiore difficoltà. Ciò comporta evidenti problemi distributivi e di equità”.
La Corte dei Conti, dunque, pur spezzando una lancia in favore dell’operato dell’esecutivo riconoscendo che lo sgravio del cuneo fiscale rappresenta un “risultato significativo”, evidenzia come “la posizione dell’Italia nella graduatoria europea sul peso del cuneo fiscale resti di fatto inalterata, maggiore solo in Belgio Francia e Germania”.
Alle critiche dei giudici tributari si accoda anche la Banca d’Italia, per bocca del vicedirettore Luigi Signorini: “Questa misura risponde all’esigenza prioritaria di privilegiare il lavoro e la produzione”, ma “la dimensione dell’intervento non è elevata” in quanto “riflette i limitati margini di manovra disponibili e la scelta di utilizzarli per interventi in altri ambiti”.