Napolitano striglia le banche: “Servono finanziamenti alle imprese”
Nell’ultimo periodo, Giorgio Napolitano sempre più spesso interviene, anche criticando il comportamento della classe dirigente del nostro Paese (basti pensare al suo discorso di insediamento). Oggi, in occasione della Giornata mondiale del risparmio, il Presidente della Repubblica lo ha fatto di nuovo ma, stavolta, verso gli istituti bancari.
“I primi e incerti segnali di ripresa – ha sottolineato l’inquilino del Colle – devono indurre a rafforzare tutte le azioni di sostegno all’economia, in uno sforzo generale al quale non può mancare l’apporto del sistema bancario e finanziario” attraverso “un’adeguata espansione dei finanziamenti alle imprese, in particolare piccole e medie, in un più solido quadro di stabilità del sistema finanziario e di efficace tutela dei risparmiatori”. Effettivamente, dire che la nostra economia può ripartire solo grazie a nuovi finanziamenti alle medie e piccole imprese è come dire che tra i cannibali non ci sono vegetariani, ma “tra il dire e il fare…”
Questa mattina, è intervenuto anche il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco che ha spiegato in poche battute i problemi degli istituti di credito: “Le banche italiane risentono di una crisi finanziaria e macroeconomica di cui non sono responsabili. Soffrono però anche di ritardi e negligenze nell’adeguare operatività, efficienza, qualità dei servizi offerti e assetti organizzativi all’evoluzione dei mercati”.
“Le difficili condizioni del credito –ha concluso Visco- rendono necessario il ricorso a canali alternativi per finanziare imprese solide e con buone prospettive di crescita. L’attuale congiuntura finanziaria deve spingere banche e imprese a superare questa situazione”.
Da sottolineare anche gli interventi del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni che ha indicato come via d’uscita “l’importanza di restare entro il 3% nel rapporto deficit/Pil” e del presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti che ha difeso il ruolo delle fondazioni bancarie non vedendo “un demerito” nel fatto “che le Fondazioni bancarie siano azioniste delle banche”.