Liguria: martedì Rosario Monteleone (Udc), Presidente del Consiglio regionale, si è dimesso perché accusato di non aver giustificato una parte dei rimborsi elettorali che spettano ad ogni partito.
“Me ne vado consapevole – ha dichiarato davanti Monteleone – con l’amarezza di sapere che qualcuno mi ha voluto vigliaccamente colpire alle spalle, immaginando di fare una furbata. Non posso che essere amareggiato e deluso, ma sapendo che il tempo è signore”.
Monteleone è indagato per peculato nell’ambito dell’inchiesta “spese pazze” dei gruppi regionali. Subito dopo le sue dimissioni, sono esplose lacrimanti giaculatorie da parte dei suoi colleghi della Liguria per difenderlo e per glorificarne le gesta. “La scelta è pienamente coerente con le qualità umane che in questi anni il presidente Monteleone ha dimostrato” ha dichiarato Claudio Burlando e via con una nota ufficiale della Regione Liguria in cui si “ringrazia Rosario Monteleone per il lavoro istituzionale svolto ed esprime il proprio apprezzamento per lo spirito di questa scelta personale di responsabilità, volta anche a preservare la credibilità e l’autorevolezza della Regione”.
Eppure, prima d’oggi, l’idea che Monteleone fosse proprio l’esempio del grande statista non era affiorata nella mente di nessuno. Il suo nome, infatti, compare in tre fascicoli molto delicati su varie inchieste anche se non risulta né indagato né responsabile di alcun reato penalmente perseguibile. Questi riguardano soprattutto dei presunti rapporti con clan e boss della ‘ndrangheta, per ottenere un appoggio elettorale.