Al tempo stesso però questa news si è attirata delle critiche in quanto considerata un “falso scoop. Se infatti Giorgio Gori è intervenuto alla kermesse, e in un ruolo importante, della Leopolda, di cosa ci si stupisce se poi ha contribuito, attraverso i suoi apparecchi informatici, ad impaginare e a preparare l’esito della tre giorni fiorentina? Un concetto che prontamente lo stesso Gori ha precisato sul nostro sito.
[ad]In realtà la rete e internet hanno proprie logiche e se proprio si vogliono adottare criteri formali possiamo ben dire che questa notizia da noi lanciata è in realtà una “piccola notizia”. Una di quelle piccole notizie che però hanno successo e gradimento. Molto spesso si tratta di news che riscuotono più successo rispetto a articoli o editoriali più ragionati e acuti, ma meno alla portata rispetto ad una notizia flash come questa.
Una piccola news, appunto. Ma pur sempre una notizia. Perché da oggi è acclamato, ed è il senso del piccolo scoop, che il ruolo di Gori nell’operazione politica uscita dal “Big Bang” è molto più importante di un semplice intervento tenuto a margine di una tre giorni. Per semplificare al massimo potremo dire che la notizia sta nel fatto che Giorgio Gori alla Leopolda non stava davanti al palco, tra gli ospiti e tra i relatori di punta. Ma ha un ruolo maggiore, più autorevole, quasi organizzativo. Tanto che oggi i principali network giornalistici ora definiscono Gori come “l’ideologo del renzismo”. Manco fosse Suslov.
E che ci sia un coinvolgimento diretto del (ormai ex a quanto pare) presidente della Magnolia nell’operazione politica in atto è deducibile in parte anche dalle sue dimissioni, annunciate oggi, dai vertici della casa di produzione televisiva.
Gori annuncia pubblicamente la sua volontà di intraprendere nuove sfide professionali ed emerge un afflato teso ad occuparsi della cosa pubblica. Come se per nuove sfide professionali ci si riferisca alla politica, o comunque a quel salto che in molti sognano.
Una scelta legittima che senz’altro spetta ai singoli. Ma che anche in questo caso ci insegna qualcosa di molto interessante legata alla parabola renziana.
Infatti molto spesso nei confronti del sindaco di Firenze, soprattutto per quanto riguarda i suoi detrattori, si sostiene che egli ha molti difetti politici ma un grande pregio: la comunicazione.
(per continuare la lettura cliccare su “2”)
[ad]Secondo me invece è l’esatto opposto: politicamente può anche dire cose giuste, ma ha un grande problema comunicativo. Perché la cosa più importante per un politico è non essere attaccabile. E fare in modo di non esserlo anche su cose stupide, che dal punto di vista meramente comunicativo possono far male. E così come magari Renzi, se avesse espresso nel corso della sua esperienza politica le stesse argomentazioni ma in un altro modo, forse oggi avrebbe qualche sponda in più nel partito, bisogna anche dire che questa vicenda legata a Gori, per quanto “piccola notizia”, aiuta senz’altro i detrattori del sindaco fiorentino. O comunque aiuta chi intende percorrere strade politicamente opposte a quelle di Renzi. E volutamente non parliamo della visita ad Arcore, magari necessaria ma pur sempre piatto ghiotto per gli anti-renziani di tutte le età.
Perché in questo caso è meglio precisare chi da una mano anche solo materialmente, per fare solo un esempio, a redigere i 100 punti programmatici. Perché altrimenti a qualcuno potrebbe venire il dubbio che se la cosa non è stata pubblicizzata è perché forse si intende nascondere qualcosa. E in ogni caso un potenziale avversario politico ha tutte le possibilità di giochicchiare con questi equivoci.
Per quanto sia un ragionamento fortemente impolitico e molto legato alla comunicazione e all’esteriorità, forse il punto debole di Renzi sta proprio in quei dettagli, in quelle cosette, che se non precisate chiaramente e subito spalancano le porte alle iene -quelle che si beano proprio dell’impolitica per mietere vittime- in primis nel proprio schieramento politico.