Cara Camera, quanto ci costi…

Pubblicato il 31 Ottobre 2013 alle 16:01 Autore: Gabriele Maestri

Cara Camera, nel senso di “quanto ci costi”. La prima tentazione è di dire subito “troppo”, come a voler schiacciare il pulsante di un quiz prima che la domanda sia terminata. Messa da parte la vena populista e demagogica, ci si può basare sui numeri. In base alle tabelle allegate al bilancio della Camera dei deputati (l’aula lo sta esaminando in questi giorni) non c’è una differenza enorme tra le retribuzioni dei dirigenti e quelle dei lavoratori di livello più basso. Ma solo perché la retribuzione della “base” è molto alta.

Risulta allora che il segretario generale – il funzionario più importante della Camera – entra con uno stipendio che supera di poco i 400mila euro lordi annui (più l’indennità di funzione), ma tutto sommato è assimilabile agli amministratori delegati di grandi aziende quando a responsabilità e denaro percepito. A scendere nella scala gerarchica, però, la differenza con gli stipendi “normali”, quelli determinati dal mercato, si avverte moltissimo ed è quasi imbarazzante.

camere camera

Gli operatori tecnici – compresi i centralinisti, gli elettricisti e i barbieri – all’inizio del loro lavoro ricevono poco più di 30mila euro lordi l’anno. Passati dieci anni superano i 50mila, potendo superare di gran lunga (se vivono abbastanza) i 100mila euro. Lordi, per carità, ma le cifre parlano da sé; quelle di un centralinista, di un elettricista e un barbiere “comuni mortali”, messe a confronto con queste, gridano. E anche quelle di tanti altri italiani, che come reddito medio non arrivano a 20mila euro lordi l’anno.

A Montecitorio poi ci sono oltre 400 assistenti parlamentari (i “commessi”) che – lo nota il Corriere oggi – “guadagnano in media come il direttore di una filiale di banca” pur avendo compiti simili a quelli degli uscieri (tranne quando devono affrontare le bizze di parlamentari burloni o fuori di sé, ovviamente). Ancora meglio va ai consiglieri parlamentari (i funzionari che svolgono attività di studio e ricerca, o di assistenza giuridica), che guadagnano circa come un primario ospedaliero, ma a fine carriera possono andare oltre i 350mila euro annui. A questo poi si aggiungono le indennità che ogni addetto della Camera (anche i cuochi) ha.

Eppure questi numeri oggi sono disponibili (e fanno indignare) perché almeno quest’estate l’amministrazione aveva reso pubblici in rete i dati esatti, che prima erano noti solo a livello di gossip. Quello che accade ancora, per capirsi, al Senato, che forse ha retribuzioni ancora più alte del personale. Ma per ora lo si dice soltanto, non lo si legge a chiare cifre.

Gabriele Maestri

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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