Senz’altro c’è bisogno di chiarezza per quanto riguarda la posizione del ministro della giustizia Anna Maria Cancellieri sull’affaire Ligresti. La posizione senza dubbio più equilibrata risulta essere quella che richiede un chiarimento in sede parlamentare.
Mentre i due estremi (la difesa strenua e strumentale e quella che ha portato alla stesura di una mozione di sfiducia) appaiono come minimo un tantino affrettati.
Ma qual è il succo della questione politica? Il ministro della giustizia ha segnalato alle autorità competenti (il Dap) lo stato di salute di una detenuta richiedendo, ed ottenendo, i domiciliari al posto del mantenimento in carcere.
La persona in questione però è Giulia Ligresti, esponente di una nota famiglia imprenditoriale italiana e con molto legami con lo stesso ministro della giustizia (il figlio della Cancellieri è stato per un anno direttore generale della Fondiaria Sai).
La figlia più piccola di Salvatore Ligresti soffre di anoressia e secondo molti fonti la permanenza in carcere avrebbe ulteriormente peggiorato il suo stato di salute.
La prima domanda che sorge, nella generica analisi della dinamica, è la seguente: ma dunque esistono o no detenuti di Serie A o di Serie B?
Nonostante tutto il tema risulta essere tutt’altro: come valutare le intercettazioni e le telefonate tra la Cancellieri e la compagna di Salvatore Ligresti (che segnalava la Guardasigilli la criticità dello stato di salute della figlia)?
E su questo punto che il ministro deve chiarire in aula, segnalando con nettezza come non ci sia nessun vincolo di “soggezione” nei confronti dei Ligresti.
L’argomento andrebbe infatti rivoltato come un calzino: dieci, cento mille casi come quello di Giulia Ligresti! La vera vergogna non sta nel presunto trattamento di favore ottenuto dalla rampolla di “don Salvatore”, ma nel fatto che ci siano altri detenuti che, pur rischiando la vita come la Ligresti, non riescono ad ottenere i dovuti arresti domiciliari.
Se è vero che non devono esistere detenuti di Serie A e di Serie B (molto spesso i collaboratori e gli stessi uomini della scorta del ministro segnalano come la stessa Cancellieri sia quanto mai attenta alle “richieste” legate allo stato di salute di singoli detenuti) è anche vero che non possono e devono esistere carcerati di Serie Z.
E quindi, partendo dal presupposto che il teorizzare il fatto che Giulia Ligresti dovesse restare in carcere è una violazione di qualsiasi principio democratico e d’uguaglianza di fronte alla legge, il punto focale non è la vicenda Ligresti ma “il resto del mondo”.
E che se c’è uno scandalo, quello che porta qualche avventuroso esploratore della politica a presentare fantomatiche mozioni di sfiducia, non è quello legato alla Ligresti ma a tutto l’universo carcerario e ai detenuti con seri problemi di salute.
Se il ministro chiarisce il tema dei suoi rapporti con la famiglia Ligresti (idilliaci, ma limitatamente: la stessa Giulia criticava il figlio del ministro per il suo operato in Fondiaria Sai) e da’ garanzie su una maggiore attenzione del ministero alla salute della popolazione carceraria, non potremo che dire grazie ad Anna Maria Cancellieri.