Brunetta: “Letta rischia su legge di stabilità e decadenza”
Sul “caso Cancellieri” il governo non rischia, sulla legge di stabilità e sulla decadenza di Silvio Berlusconi molto di più. Ne è convinto il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta, intervistato da Maria Latella su Skytg24: l’occasione è buona anche per una stoccata a Renzi e al Pd e per precisare due o tre cose sulla figlia del Cavaliere.
Per Brunetta, la ministra della Giustizia Anna Maria Cancellieri non deve dimettersi dopo il polverone sollevato dalla vicenda Ligresti: “Martedì prossimo, quando riferirà alla Camera io la difenderò”. L’occasione per l’esponente Pdl però è troppo ghiotta per non tirare in ballo il trattamento diverso che la Cancellieri e Berlusconi avrebbero ricevuto per casi che lui ritiene simili: “Non si può fare un parallelo col caso Berlusconi? Sarebbe ipocrita non farlo. Tutti gli italiani pensano: 7 anni a Berlusconi per una telefonata in questura per sapere se una persona, che non aveva fatto nulla, poteva essere affidata a qualcuno che si prendesse cura di lei?”
L’esecutivo rischia di cadere sulla vicenda Cancellieri-Ligresti? No, almeno secondo Brunetta, che invita a cercare altrove le mine già innescate: “Non credo possa essere il colpo finale al governo Letta. Mentre rischia sulla legge di stabilità che non va bene“. A non piacere al ministro, in particolare, è la parte sulla tassazione sulla casa. “Letta si è montato la testa dopo il 2 ottobre con una fiducia presa per i capelli. Ma ha sbagliato i suoi conti. La legge di stabilità produrrà un aumento della pressione fiscale per tutti perché si basa su stime di crescita assolutamente inverosimili”.
L’altro fronte potenzialmente esplosivo è quello del voto sulla decadenza di Berlusconi. “Non possiamo accettare il ricatto della governabilità – dice con nettezza Brunetta -. Il voto sulla decadenza è incompatibile con nostra presenza nel governo. E la responsabilità sarà del Pd”. Per il capogruppo del Pdl alla Camera, poi, non è ancora chiusa la partita del voto palese: per lui sulla questione “serve il voto segreto” e in aula sarà nuovamente posto il problema.
Brunetta trova anche il tempo di giudicare le manovre di Matteo Renzi: “L’ultimo giovane democristiano sta conquistando ciò che resta del Partito comunista. E’ una storia bellissima, a parte il fatto che non so cosa possano pensarne i duri e puri del partito”. Per lui Renzi “è il segno della crisi del Pci-Pds-Ds-Pd, un partito che non si sa più cosa sia, un non partito fatto di ex e che per questo può avere a buon titolo anche uno come Renzi a segretario. Se diventerà segretario il Pd si spaccherà, ne sono sicuro”.
Su Renato Schifani: “Credo che doveva partecipare all’ufficio di presidenza, come anche Alfano. Rispetto la loro posizione, ma ho detto loro questa mia convinzione”. Su Carlo Giovanardi Brunetta si scatena: “”Chi è Giovanardi? Lui dice che le leadership finiscono? Anche quella di Giovanardi si conclude”. L’ultima battuta è sulle voci non ancora sopite che parlano di un prossimo impegno politico di Marina Berlusconi. “Se ha detto mille volte di no perché continuate questo accanimento inutile? Non avete altro di cui parlare?” E, ricordando che “Berlusconi la leadership se l’è conquistata sul campo”. dice di attendere “che qualcun altro la conquisti. Vale anche per Marina”.
Gabriele Maestri