“L’avvocato Guido Scorza sembra non conoscere o disconoscere i bilanci Siae degli ultimi 20 anni. Tali bilanci, che pure si reggevano in gran parte sugli interessi finanziari, erano strutturalmente in perdita.”
Lo scrive Gaetano Blandini, Direttore Generale della Siae in un “post” pubblicato sul sito internet della società lo scorso 30 ottobre in risposta al mio post dei giorni scorsi nel quale sollevavo forti dubbi e perplessità sul fatto che i conti della società si reggano, ormai, solo ed esclusivamente suincassi che poco o nulla hanno a che vedere con il diritto d’autore.
E’, tuttavia, una risposta disarmante.
La Siae, infatti, non nega – né potrebbe – nessuna delle circostanze di fatto alla base dei dubbi e delle perplessità sollevate, limitandosi a ricordare che la situazione è sostanzialmente la stessa da oltre vent’anni ma che nel 2012, per la prima volta, nonostante tale situazione, i conti sono tornati in attivo grazie ad una serie di interventi posti in essere dalla gestione commissariale e dallo stesso direttore generale Blandini.
Un’affermazione innegabile: Siae ha chiuso l’esercizio 2012 con un mirabolante attivo e il merito è certamente del suo management e della gestione commissariale all’epoca presieduta da Gian Luigi Rondi.
C’è però un “ma” che il Direttore Generale finge di ignorare.
Il risultato positivo conseguito dalla Siae nel 2012, infatti, non è frutto degli interventi strutturali ai quali si fa cenno nella risposta della Siae tanto è vero che il costo complessivo della produzione, nel 2012, è aumentato e non diminuito ma di sopravvenienze attive e plusvalenze determinate dall’operazione straordinaria ed irripetibile che ha riguardato il conferimento dell’immenso patrimonio immobiliare della Siae nel famoso Fondo Norma.
Si tratta di un importo – quello relativo al solo 2012 – di oltre 28 milioni di euro senza il quale, evidentemente, il bilancio di Siae, chiuso con un attivo superiore ai 18 milioni di euro, avrebbe dovuto, ancora una volta, essere chiuso in passivo.
Legittimo, dunque, chiedersi come la Società pensi di far quadrare i conti quando – presumibilmente proprio nel 2014 – ogni plusvalenza ed altro beneficio legato all’operazione immobiliare si sarà esaurito.
Difficile, per non dire impossibile, conti alla mano, intravedere una via di uscita che salvi la società dal collasso salvo, naturalmente, a non pensare che qualcuno, sul ponte di comando di Viale della Letteratura, non stia già pensando ad utilizzare, a tal fine, il tesoretto di oltre 90 milioni di euro accumulato negli anni grazie ai contributi di autori ed editori perché servisse all’attività previdenziale che – sebbene in violazione di legge – la società svolgeva sino allo scorso anno.
Sarebbe un fatto gravissimo perché quei soldi non possono essere trasformati in una cornucopia miracolosa per ripianare –peraltro sempre a tempo determinato – i buchi di bilancio della Società.
Ma non basta.
C’è un altro aspetto che non convince della riposta della Siae.
Il Direttore Generale della società, infatti, nel suo “post”, aggiunge, che: “Bisogna anche tenere presente – e non è cosa di poco conto – che, mentre fino al decennio scorso il mercato andava bene e, di conseguenza andava bene anche la raccolta di diritti d’autore, negli ultimi anni la crisi ha cominciato a farsi sentire anche nei settori di interesse della Siae”.
Un’affermazione difficile da condividere avendo davanti i dati appena pubblicati dalla CISAC – l’associazione di tutte le più grandi collecting society del mondo – nel suo rapporto 2013, ancorché basato sui dati 2011. Nel 2011, infatti, nel mondo le collecting society hanno complessivamente incassato, a titolo di diritti d’autore, 7.6 miliardi di euro ovvero – al contrario di quanto scrive il Direttore Generale della Siae nel suo post – l’1% in più di quanto incassato l’anno precedente.
La crisi, dunque, non c’entra con le difficoltà della Società e non può divenire alibi di eventuali inefficienze come quella eclatante – a confrontare i dati pubblicati da CISAC con quelli del bilancio Siae – relativa alla raccolta dei diritti d’autore per gli utilizzi attraverso i canali digitali. Mentre, infatti, nel mondo tale raccolta ha fatto registrare, nel 2011, un aumento del 55%, in Italia – sebbene il bilancio Siae si riferisca all’esercizio 2012 – è diminuita in percentuale superiore rispetto a quella di ogni altro settore.
La conclusione sembra evidente.
Non c’è ragione per contestare che il Direttore Generale della Siae ed il resto del management della società stiano facendo un buon lavoro ma i conti, purtroppo, non tornano e – in assenza di un intervento forte da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali – torneranno sempre meno in futuro.