Ogni volta che escono dati sulla disoccupazione, sembra di trovarsi di fronte a un bollettino di guerra: è così anche questa volta, dopo la divulgazione del piano “Garanzia Giovani” approvato dalla Struttura di missione istituita dal ministero del Lavoro. Il dato che spicca maggiormente dà l’idea della gravità del fenomeno: dal 2007 al 2012, la quota di forza lavoro disoccupata è cresciuta del 4,6%. Le persone in cerca di lavoro, dunque, sono 2 milioni 744mila, 1,2 milioni di disoccupati in più rispetto al 2007.
Tanto per cambiare, a pagare il conto più salato sono sempre i giovani. Il tasso di disoccupazione giovanile nel 2012 era pari al 35,3%, dato che nella prima metà del 2013 è cresciuto ancora (e, aggiungiamo noi, avrebbe potuto andare anche peggio considerando gli anni successivi alla fascia di età 15-24). Il fenomeno sembra sostanzialmente identico tra maschi e femmine (anche se le seconde fanno registrare un minor tasso di partecipazione al mercato del lavoro).
In cinque anni, l’unica fascia di età che ha guadagnato in occupazione (con un incremento di oltre il 6%) è stata quella dai 55 ai 64enni, ma per tutti gli altri la crisi è nera. Anche chi trova un nuovo lavoro, peraltro, ha bisogno di più tempo: se nel 2007 tra i disoccupati il 46,8% cercava lavoro almeno un anno, nel 2011 la quota era già salita al 51,3% e l’anno scorso è arrivata al 52,5%.
La disoccupazione è più alta tra chi ha un livello di istruzione più basso (-3% per chi ha la licenza elementare, -5,4% per chi è arrivato alla licenza media) e tra i giovani del Sud: lì il tasso di disoccupazione giovanile rasenta il 45%. Preoccupante, poi, è il fenomeno dei cosiddetti Neet, coloro che – tra i 15 e il 24 anni – non lavorano e non studiano: si parla di 1,27 milioni. il 21% di quella fascia di età, percentuale che sfonda il 30% nelle regioni maggiori del Sud, come la Campania, la Calabria e la Sicilia.
Gabriele Maestri