Spese pazze in Emilia, Monari lascia la guida del gruppo Pd ma resta consigliere

 

Ancora un caso di spese pazze per la casta. L’ennesimo degli ultimi anni. A farne le spese, questa volta, è il capogruppo del Partito democratico nel consiglio regionale dell’Emilia Romagna, Marco Monari.

La notizia era nell’aria da qualche giorno, ma l’ufficialità è arrivata solo nella serata di ieri, quando Monari ha ufficialmente comunicato le dimissioni “immediate” dal ruolo di leader del gruppo democratico alla regione, che si è messo subito al lavoro per trovare un sostituto.

Per Monari la pressione era divenuta insostenibile: troppo pesanti le accuse della Procura di Bologna, che lo ha indagato, assieme agli altri otto capigruppo, per peculato.

Accuse che, comunque, non impediscono a Monari di restare, almeno per ora, dentro il consiglio regionale, anche se nella qualità di semplice consigliere di maggioranza e non più di capogruppo.

Ma quali sono le spese contestate dagli inquirenti all’esponente del Pd? Nello specifico, si parla di circa 30.000 euro di rimborsi richiesti e utilizzati per pranzi e cene nel corso dell’ultimo anno e mezzo e di una somma di 1.100 euro per due notti trascorse in un Hotel di Venezia, voce, quest’ultima, da subito negata con forza dall’ex capogruppo.

Monari con Vasco Errani, governatore dell’Emilia Romagna

Nella serata di ieri, contestualmente alle dimissioni dal gruppo, è arrivata una nota dello stesso Monari. Di seguito il testo integrale.

“Ogni mia azione dal momento in cui ho assunto la guida del Gruppo regionale del Pd è stata ispirata all’assorbimento di tale pesante responsabilità. Questa è la motivazione che mi ha impedito di imboccare la via facile delle dimissioni di fronte a quel processo mediatico che già ho dovuto denunciare. Molte, troppe, dichiarazioni disinformate quanto contraddittorie su indiscrezioni incontrollate e incontrollabili, mi convincono che il mio senso di responsabilità, innanzitutto nei confronti del Partito, viene male inteso e, persino, interpretato come un mio tentativo di nascondere a riparo di un ruolo pubblico mie responsabilità personali che rivendico insussistenti.

In questa situazione il rispetto che devo a me stesso, unito all’affetto per il Partito che ho contribuito a fondare, per i colleghi Consiglieri che mi hanno eletto, e per gli iscritti, mi impone di lasciare immediatamente la guida del Gruppo regionale”.