Una ricerca americana fa luce sui meccanismi di difesa del Cervello allorché ci si ammala di ‘mal d’Amore’. Il Cervello è in grado di rilasciare delle sostanze in grado di alleviare il dolore di un rifiuto. La concentrazione delle sostanze è proporzionale alla personalità dell’amante, mentre è prossimo allo Zero se il soggetto vive uno stato di ‘depressione’.
Chissà quante volte, sopratutto da ragazzi, avremo passato notti insonni a pensare al nostro ‘Amore‘.
‘L’Ameno inganno‘, c’è chi lo chiama, o ‘fantasma‘,passione profonda causa di felicità e vera beatitudine, o della più terribile ansia e dolore d’esistere. Non è un mistero infatti che i ‘grandi Amori’, come tanta letteratura racconta da secoli, possano avere anche un volto tragico. Dalla scienza, tuttavia, una soluzione alle ‘pene d’Amore’ potrebbe esser presto trovata, grazie ad uno studio della University of Michigan Medical School, USA, che ha dimostrato come il cervello umano abbia la facoltà di proteggersi dalle sofferenze causate dal rifiuto dell’amata, o magari da un tradimento, o magari da quella ‘naturale inclinazione’ a soffrire presente in alcune personalità: l’Amore, infatti, è anche un’illusione e c’è chi lo sa già prima di viverlo.
In sostanza il nostro cervello, allorchè esperiamo un rifiuto sociale, si comporta alla stregua del ‘dolore fisico’. Quando infatti ci facciamo male, magari sbattendo su uno spigolo, prendendo una storta o pungendoci su di una spina, il nostro cervello attiva dei naturali antidolorifici rilasciando degli ‘oppioidi chimici‘ che si inseriscono negli spazi vuoti tra i neuroni, un ‘escamotage naturale’ che ha appunto la funzione di alleviare il dolore provato. Ebbene, difronte all’Amore, e sopratutto al suo volto ‘più duro’, il nostro cervello si comporta allo stesso modo: quando il nostro partner ci farà soffrire, il cervello si attiverà rilasciando gli oppioidi, ciò perchè la nostra sofferenza non sia così ‘struggente’. Un fenomeno naturale che viene rivelato anche dagli esperimenti della stessa equipe di ricerca, che ha sottoposto a test 18 adulti tra uomini e donne. L’esperimento consisteva nel porgere ai partecipanti una serie di fotografie di ‘seducenti profili’ per le quali dovevano dichiarare anche la loro preferenza: una volta espressa, quasi si trattasse di un vero appuntamento, i ricercatori riferivano l’apprezzamento al ‘modello’, il quale, tuttavia, doveva simulare un rifiuto. Sembrerà banale, eppure dagli studi di neuroimmagine effettuati sui partecipanti, ci si è accorti che quando i partecipanti prendevano coscienza di essere stati rifiutati, il cervello si attivava rilasciando le sostanze, dunque per smorzare il dolore. “Questo è il primo studio che scruta il cervello umano per dimostrare che il sistema degli oppioidi viene attivato durante il rifiuto sociale “, spiega David T. Hsu, ricercatore per University of Michigan Medical School, che poi continua, “Questo suggerisce che il rilascio degli oppioidi durante il rifiuto sociale può essere protettivo o adattativo.” Curioso anche il fatto che il rilascio dell’antidolorifico da parte del cervello sia proporzionale alla particolare natura della personalità dell’amante, per cui sarà differente a seconda che l’amante abbia ‘carattere’ oppure sia ‘più mite’. Sì, perchè coloro che per natura hanno una spiccata personalità, lo studio conferma, sono suscettibili di un maggior rilascio di ‘oppioidi’ da parte del loro cervello, rispetto ai loro ‘competitor’ con un carattere magari meno ‘risoluto’ e ‘narcisistico’:”Gli individui che hanno segnato un alto punteggio nel questionario della personalità, tendevano a rilasciare più oppioidi durante rifiuto sociale rispetto ai loro compagni, in particolare dall’amigdala.”, spiega Hsu. Amigdala, è bene ricordarlo, struttura dell’encefalo preposta al controllo dell’intelligenza e della memoria emotiva. Ciò, dunque, potrebbe a posteriori spiegare anche determinati comportamenti, anche e sopratutto ‘irrazionali’, quali quelli di un’esagerata gelosia, dell’eccessiva possessività del partner, come molte volte avremo sentito dalla cronaca. Allo stesso modo lo studio dimostra che coloro che soffrono di un ribasso della propria vita emozionale, e/o vivono una condizione di vera depressione, gli elementi di difesa naturale del cervello sono in pratica azzerati. Ciò dimostra, quindi, che per le persone che vivono un difficile stato psichico, quale è la depressione, il cervello rimane infatti completamente in balia degli eventi: “è possibile che i soggetti depressi o che soffrono d’ansia, sono meno in grado di rilasciare gli oppioidi durante i periodi di disagio sociale, e quindi non recuperano più rapidamente o completamente da un’esperienza sociale negativa.” Un interessante scoperta che potrebbe una volta per tutte illuminare su questo oscuro male, definito non a caso il ‘male del secolo, e condurre magari un giorno a regalargli un sorriso perchè compresi sono stati quegli elementi che glie lo hanno tolto.
In conclusione, si ami e non si abbia paura, portando sempre il massimo rispetto al proprio amato.