Sono ancora le banche centrali le protagoniste dell’economia in questo periodo e le ultime mosse ed indiscrezioni lasciano intendere che lo saranno anche nel prossimo futuro.
La Federal Reserve, nel corso del suo ultimo meeting non ha ridotto il quantitative easing, ovvero il piano di stimolo dell’economia che va avanti al ritmo di 85 miliardi di dollari di acquisti ogni mese, prendendo atto del fatto che l’economia statunitense continua ad essere troppo debole, specie dal punto di vista dei miglioramenti nel mercato del lavoro.
Mantenendo però il suo atteggiamento ondivago la Fed ha lasciato spazio a chi immagina un tapering in arrivo prima delle attese, che attualmente ritengono marzo come il mese più probabile per l’avvio della riduzione del programma di stimolo.
Dall’altro lato dell’Atlantico l’euro crolla contro il dollaro e tutte le maggiori valute per via di speculazioni circa un intervento espansivo della Banca centrale europea, forse sotto forma di taglio dei tassi oppure di un terzo round di LTRO: a spingere per una manovra espansiva c’è il tasso di inflazione che continua ad essere troppo basso tanto da far temere una caduta in deflazione. L’Istituto con sede a Francoforte ha infatti un obiettivo di inflazione poco sotto il 2 per cento e tale target sembra allontanarsi troppo velocemente. Non resta che attendere la riunione prevista per giovedì 7 novembre per conoscere le intenzioni di Mario Draghi e colleghi.
L’agenda macroeconomica a partire da martedì prevede l’indice ISM non manifatturiero degli Stati Uniti, che dovrebbe confermarsi in espansione anche se in rallentamento rispetto alla lettura precedente.
Mercoledì verranno resi noti gli indici PMI di diversi paesi europei che dovrebbero confermarsi in espansione ad eccezione del servizi spagnolo. Il dato italiano tuttavia dovrebbe far segnare un rallentamento pur rimanendo sopra la soglia dei 50 punti.
Giovedì, come gia segnalato, sarà giornata di tassi di interesse per la Banca centrale europea, mentre dagli Stati Uniti arriverà la stima preliminare del prodotto interno lordo, che dovrebbe crescere su base trimestrale del 2 per cento, segnando quindi un rallentamento rispetto alla lettura precedente. Come ogni giovedì verranno inoltre rese note le nuove richieste di sussidi di disoccupazione che dovrebbero rimanere sostanzialmente stabili intorno alle 340mila unità.
Venerdì sarà la volta del report sulla mercato del lavoro statunitense che darà nuove indicazioni alla Federal Reserve da usare nel prossimo meeting previsto a dicembre.