Silvio Berlusconi crede ancora nella grazia e aspetta un segnale dal Colle. A rivelarlo è lo stesso Cavaliere nel libro di Bruno Vespa “Sale zucchero e caffè” in uscita l’8 novembre. “Mi dicono che per avere la grazia bisogna aver iniziato a scontare la pena- dice Berlusconi- dunque Napolitano sarebbe ancora in tempo”. Nel libro il conduttore di Porta a Porta scrive che ancora non è stata presentata alcuna domanda da parte dell’ex premier, della sua famiglia e dei suoi avvocati.
Napolitano ricevette riservatamente il 9 agosto Gianni Letta e Franco Coppi, difensore del Cavaliere, per un sondaggio discreto sulla possibilità della grazia. Essi interpretarono positivamente in questo senso un passaggio del messaggio di Napolitano del 13 agosto. Poi, scrive Vespa, il capo dello Stato si sarebbe irrigidito per le dimissioni in massa dei parlamentari di Forza Italia (poi revocate) e da allora non si è più parlato di grazia.
Decadenza si vota il 27 novembre, ma è scontro – Il voto palese sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi si svolgerà il 27 novembre. A deciderlo a maggioranza la conferenza dei capigruppo. Il Movimento 5 stelle non ha però condiviso la decisione “E’ solo una presa in giro” ha tuonato Paola Taverna, capogruppo dei Cinque Stelle a Palazzo Madama. Dello stesso avviso anche Sel che voleva si votasse settimana prossima. Così, in mancanza dell’unanimità, il calendario dovrà essere portato in assemblea e votato. Inoltre il capogruppo Pdl, Renato Schifani e il vicepresidente, Maurizio Gasparri hanno sollevato una pregiudiziale in ordine al pronunciamento della giunta per le elezioni, in relazione ai post del senatore Vito Crimi e delle numerose comunicazioni con l’esterno a vario titolo avvenute durante la camera di consiglio della giunta. ”Secondo noi – ha spiegato Gasparri – la questione attiene anche alla validità del pronunciamento della giunta”. Grasso ha deciso di convocare un Consiglio di presidenza per valutare la validità delle decisioni della giunta per le elezioni, la cui data non e’ ancora stata fissata. Ma il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda non ci sta “La pregiudiziale sollevata dal Pdl è totalmente ingiustificata. Si voti il 27 novembre come deciso”.