“Il partito non è tuo, non puoi esporlo a un tale rischio, ci porti al disastro”. Ancora, “la verità è che tu non hai voglia di andarci a Palazzo Chigi”. Sono queste le pressioni, descritte nel libro Giorni Bugiardi, subite, nell’autunno del 2012, dall’allora segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani. Chi gliele muoveva era la dirigenza parlamentare dem: Bindi, Finocchiaro, Franceschini, Letta e l’immancabile D’Alema. Immancabile perché, nuovamente, al centro di infuocate polemiche.
Stavolta le critiche arrivano da due persone che nel passato si erano trovate con l’ex presidente Ds nello stesso gruppo, nella stessa maggioranza del gruppo dirigente, quella che sosteneva Bersani. Le due persone in questione, gli autori del libro in uscita giovedì, sono il portavoce di Bersani Stefano Di Traglia e la direttrice di Youdem Tv Chiara Geloni. Due fedelissimi dell’ex segretario Pd.
Superata la prova primarie, nonostante l’ipse dixit di D’Alema contenuto nel libro “arriverai terzo” (probabilmente dopo Renzi e Vendola), gli autori si concentrano su quei drammatici giorni dell’elezione del Presidente della Repubblica. Quel periodo nel quale Bersani decise di forzare la situazione unendo le vicende del governo a quelle del nuovo inquilino del Quirinale. Una scelta fatale. Certo, col senno del poi. E il libro narra, con tutti i “forse” del caso, delle richieste di accordi segreti come quello di Alfano: ”A noi il Quirinale e per voi Bersani premier”.
Si fa menzione dei tentativi di incontri segreti, perché non andati a buon fine, come quello tra Bersani e Grillo con l’intermediazione del dentista dell’ex comico e di Renzo Piano. E poi si ritorna alla ricerca degli accordi sottobanco come un governo di larghe intese guidato da Bersani, al quale viene risposto un secco ‘no’ dal Pdl.
Si arriva quindi alla Presidenza della Repubblica. La candidatura di Rodotà, nonostante la storia, viene cassata per la recente provenienza. Ed intorno a Marini (il cui nome è preferito a quelli di Mattarella ed Amato) succede il caos, raccontano Di Traglia e Geloni. I due autori si concentrano sulla notte in cui viene indicato Prodi: “Perché i dalemiani non chiedono così a grande forza una primaria interna al gruppo parlamentare? Perché non chiedono il voto segreto? Perché alzano la mano quando Bersani propone Prodi?”
E’ logico intuire che tra i famosi 101 i due autori pongano anche il gruppo dalemiano, oltre che parte dei renziani ed, ovviamente, i popolari, ancora irritati per la caduta del nome di Franco Marini. Le primarie interne ai parlamentari ci sono, ma praticamente non vengono effettuate: Bersani, indicando Prodi, ottiene l’unanimità. Gli sarà fatale: “Oggi – dice l’ex segretario – rifletto anche sul fatto che è l’unanimità che carica la molla del tradimento”. Tutto, come è noto, è finito con la rielezione di Napolitano, sollecitato dai presidenti delle Regioni, compresi i leghisti, e “forse” da Obama e da Draghi.
Il libro si conclude in modo malinconico: il governo del cambiamento, quello promesso da Bersani, non può essere varato. Le riforme promesse, dai lavori pubblici allo ius soli passando per le unioni civili “alla tedesca”, non potranno essere realizzate. Nelle ultime pagine sembra poter esser toccato con mano il senso di dispiacere e malincuore per aver sfiorato il riconoscimento più importante ma esser poi crollato nel finale, come una squadra che ha dato tutto e senza sostituzioni. E il sogno degli autori di vedere il Presidente della Repubblica Marini, a Piacenza, con accanto il neo premier Bersani alla festa degli Alpini, deve rimanere nient’altro che un’utopia.