Usa: Illinois dice sì ai matrimoni gay. E in Europa?
Sembra scontato che il governatore dell’Illinois, Pat Quinn, firmerà il progetto legge già approvato dal Senato. Si tratta, per lo stato americano, della liberalizzazione delle nezze tra omosessuali.
Il presidente Obama, con una frase quasi da Hollywood commenta: «Il nostro viaggio come nazione non è completo fino a quando i nostri fratelli e sorelle gay non saranno trattati come gli altri dalla legge» e ancora: «Io e Michelle siamo contenti per tutte le coppie dell’Illinois che vedono riconoscere il loro amore legale così come lo è il nostro, e per i loro amici e le loro famiglie che volevano altro che vedere i loro cari essere trattati giustamente e in modo paritario davanti alla legge»
Che sia retorica americana o meno, fatto sta che già nel 2011 il presidente americano aveva dichiarato di ritenere discriminatorio il “Defense of Marriage Act” nella parte in cui esso obbliga il governo federale a considerare matrimoni solo le unioni fra persone di sesso diverso. E fatto sta che l’Illinois diventerà con ogni probabilità il sedicesimo stato “gay friendly” degli Usa.
Il fatto spicca ancora di più, se si pensa che sono passati poco più di quattro mesi dalla legge anti-gay varata da Vladimir Putin, e che certo non è stata dimenticata anche nel resto del mondo. Un muro di Berlino moderno e ideologico quello che separa il mondo sovietico dall’estremo occidente, anche se ad oggi, nel continente americano solo il Canada può dirsi interamente a favore delle nozze omosessuali.
Ma se ci avviciniamo a casa, vediamo che la cattolicissima Spagna non è l’unico stato ad aver ritenuto opportuno rivedere alcuni precetti della Chiesa: Anche l’Irlanda ha annunciato un referendum sul matrimonio tra persone dello stesso sesso che si terrà a inizio 2015. La mozione è partita da un forum istituito per proporre possibili modifiche alla Costituzione, ed ha convinto il governo di coalizione irlandese formato dal partito di centrodestra e dagli alleati labouristi.
Intanto Il Vaticano, da parte sua, ha deciso di diffondere un questionario composto da 38 domande per interrogare i fedeli circa temi ostici quali il divorzio, la contraccezione, le unioni di fatto e, appunto, le nozze gay.
Le domande, nello specifico, sono:
“qual è l’atteggiamento delle Chiese particolari e locali sia di fronte allo Stato civile promotore di unioni civili tra persone dello stesso sesso, sia di fronte alle persone coinvolte in questo tipo di unione?” e poi: “nel caso di unioni di persone dello stesso sesso che abbiano adottato bambini come comportarsi pastoralmente in vista della trasmissione della fede?”
Tre mesi di tempo per stilare le risposte, con l’obiettivo di permettere “alle Chiese di partecipare attivamente alla preparazione del sinodo straordinario” sulle sfide pastorali della famiglia che si svolgerà a ottobre del 2014, e del successivo sinodo ordinario che, nel 2015, individuerà “linee operative per la pastorale della persona umana e della famiglia”.
Chi vuole rispondere risponda, e i favorevoli alle unioni tra gay spereranno finalmente di essere ascoltati.