L’ISTAT non è riuscita a raccogliere dati successivi al 2010, ma quelli sulla frequenza settimanale della Messa degli italiani sono dettagliati e partono dal 1995, e soprattutto, sono divisi in fasce di età.
Il primo dato che emerge è il calo progressivo, dal 39,7% al 32% in 15 anni, di circa mezzo punto l’anno, lento ma inesorabile, della quota di coloro che vanno a Messa settimanalmente, con un minimo tra i 20-24 enni del 15,3% e un massimo tra i bambini dai 6 ai 13 anni del 58,1% e tra i 65-74enni del 46,8%.
Ma vediamo le elaborazioni dei dati ISTAT, prima tra le persone fino ai 34 anni:
e poi tra le persone dai 35 anni in su:
Si noti il crollo tra i 14-17enni tra 2004 e 2006 che li fa calare sotto la media totale, si tratta delle conseguenze della morte di Giovanni Paolo II e l’ascesa al soglio di un Papa percepito come più dottrinale e meno di massa, o comunque meno vicino ai giovani come Benedetto XVI. In questa fascia è rimasta poi una certa stabilità.
Un altro segmento che fa segnare un calo maggiore della media è quello dei 55-59 enni, la cui frequenza cala sotto la media totale dal 2008, e passa dal 37% al 30% in quattro anni. Sembra evidente che a entrare in questa fascia siano coloro che erano giovani negli anni ‘70, la generazione sessantottina, storicamente la più a sinistra rispetto sia alle generazioni precedenti che a quelle successive, e anche più secolarizzata, pare.
Tra le fasce che sembrano avere resistito meglio alla secolarizzazione vi sono naturalmente gli ultra 75enni, cresciuti e divenuti adulti negli anni ‘50, in un periodo in cui l’autorità della chiesa e il suo ruolo non era contestato, e dall’altro lato quello dei 6-13enni, a significare che la Chiesa, soprattutto la parrocchia, è ancora vista come un luogo cui affidare e in cui far crescere i figli, anche da parte di genitori non praticanti, almeno prima del momento in cui saranno i figli, da adolescenti, a scegliere se partecipare alla Messa o meno.
Più interessante è notare il calo minore delle fasce 25-34 anni e 35-44 anni, i 25-34enni nel 2010 avevano una frequenza alla Messa superiore ai 20-24enni, al contrario di 15 anni prima, e solo l’1,7% in meno dei 35-44enni rispetto ai 45-54enni andava a Messa ogni settimana quando la differenza nel 1995 era del 5,4%. Si tratta della generazione Wojtyla, ovvero di coloro che sono cresciuti tra il 1978 e il 2005, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, nell’era post-ideologica e mentre il muro di Berlino cadeva o era già caduto.
Questa generazione va certo meno a Messa dei padri, ma il calo è più attutito, e la frequenza ormai non si discosta molto dai fratelli maggiori, mentre sono forse i fratelli minori, tra i 14 e i 24 anni, ad avere ripreso quella secolarizzazione che sembrava frenata.
Sarà interessante vedere cosa accadrà con Papa Francesco, quale influenza avrà il suo desiderio di approcciarsi a tutti, giovani, anziani, ma soprattutto non credenti, agnostici, non praticanti, andando “alle periferie dell’esistenza”