Decadenza di Berlusconi, Pdl contro Grasso “E’ di parte, nega violazioni della segretezza”

Pubblicato il 6 Novembre 2013 alle 18:55 Autore: Gabriele Maestri
grasso decadenza giunta

Nuove polemiche al Senato sulla vicenda della decadenza di Silvio Berlusconi e di nuovo è il presidente Pietro Grasso l’oggetto dell’ira del Pdl: secondo i parlamentari vicini al Cavaliere, la seconda carica dello Stato avrebbe dimostrato di non essere imparziale nella gestione di questa vicenda, rifiutando di invalidare il voto della Giunta delle elezioni a causa delle denunciate violazioni della segretezza della seduta.

Era stato proprio il Pdl ieri a chiedere la convocazione dell’organo (che comprende, oltre al presidente, i vicepresidenti, i questori e i segretari d’aula) per ottenere che la deliberazione della Giunta fosse invalidata a causa dei post sulla Rete di Vito Crimi e altri senatori che avrebbero infranto la prescrizione del segreto da parte dei componenti dell’organo.

pietro grasso presidente senato

Dopo un’ora e mezza, però, i parlamentari del Pdl, sostenuti dai colleghi di Gal e della Lega, hanno lasciato polemicamente la riunione, puntando espressamente a far mancare il numero legale per costringere Grasso a rimandare la seduta ad altro momento.

Cosa abbia provocato la reazione dei parlamentari Pdl risulta evidente dal loro racconto: “Grasso non è stato imparziale ma di parte – è l’accusa di Alessandra Mussolini – ha detto che non c’è stata violazione della segretezza della riunione. Vedremo se sarà possibile riunirci prima del 27 novembre; è chiaro che per noi c’è stata violazione del regolamento in giunta per le elezioni e questo fatto inficia anche il suo pronunciamento sulla decadenza come pure la successiva decisione della giunta per il regolamento in ordine al voto palese”.

alessandra mussolini pdl contro zanda fiducia governo letta

Sulla stessa linea la collega Elisabetta Alberti Casellati: “Si è consumato un vulnus della democrazia. E’ impossibile che si violino le regole democratiche in quello che dovrebbe essere il tempio delle regole”. Non è d’accordo con Grasso nemmeno il senatore Pdl Maurizio Gasparri: “Ritengo che il Consiglio di Presidenza del Senato sia ampiamente competente a verificare la regolarità della Giunta, le violazioni della segretezza in camera di consiglio sono evidenti. Prendiamo atto che l’esame in Consiglio di Presidenza non si è concluso per mancanza del numero legale e chiediamo che la questione sia riaffrontata: non sarebbe sopportabile una nuova vessazione con altre irregolarità ai danni di Berlusconi”.

In seguito è intervenuta anche la presidenza del Senato, che ha fatto sapere che “la discussione del consiglio di presidenza è chiusa, se non c’è un voto non serve il numero legale. Non esistono i presupposti per invalidare il voto della giunta per le Elezioni”. Discorso chiuso, insomma, anche perché sul punto è già stata presa una decisione: “La questione della violazione della segretezza in giunta – aggiungono le stesse fonti della Presidenza – è stata già affrontata sul momento dal presidente Stefano e il consiglio di presidenza non ha competenza su questa questione”. Per questo motivo, il voto dell’aula resta fissato per mercoledì 27 novembre.

NO AL BLITZ A 5 STELLE

Qualche polemica, a dire il vero, c’era già stata qualche ora prima, quando Grasso in mattinata aveva respinto la richiesta di Paola Taverna, capogruppo M5S a Palazzo Madama, di discutere immediatamente il documento della Giunta delle elezioni sulla decadenza di Silvio Berlusconi dal mandato parlamentare (dunque con un ritardo di un giorno rispetto alla data che inizialmente il gruppo stellato avrebbe voluto per la discussione).

paola-taverna

Per Grasso la richiesta, “lungi dal prefigurare l’inserimento all’ordine del giorno dell’assemblea di un argomento nuovo, secondo lo spirito della norma, si configura piuttosto con una modifica al calendario approvato ieri”. Sull’inserimento della votazione in data 27 novembre deciso dalla Conferenza dei capigruppo, infatti, ieri si è votato addirittura due volte, per cui Grasso ha ribadito la data già fissata per la discussione e, quasi certamente, il voto sulla decadenza.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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