L’8 dicembre prossimo potrebbe essere il giorno del rilancio del Partito Democratico e al contempo dell’elezione di Matteo Renzi alla segreteria, avanti nei sondaggi. Forse proprio per questo motivo la maggior parte della dirigenza dem critica il rottamatore e lo attacca in merito al caos tessere. Per il momento sembrerebbe inutile aggiungere il punto interrogativo.
Infatti non è un segreto che la maggioranza dell’establishment del Nazareno malvede queste consultazioni, nonostante l’entusiasmo profuso dai volontari, dagli iscritti e degli elettori paganti e in coda. Questa maggioranza rumorosa sembra impegnata, in questi giorni, a formulare accuse (velate o espresse) contro il favorito. A voler esser maligni, sembra quasi che i sostenitori del principale competitor del sindaco di Firenze, Gianni Cuperlo, pensino a sfiduciare il popolo delle primarie anziché portare avanti con forza la proposta del loro candidato. Come se, in una gara di tiro con l’arco, l’arciere puntasse la sua freccia contro il pubblico rifiutandosi di fare centro.
Uno dei massimi esponenti del fronte anti-Renzi è Ugo Sposetti, ex tesoriere dei Ds noto per le sue dichiarazioni contro l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Sposetti, raggiunto telefonicamente da Klaus Davi – opinionista e ideatore di KlausCondicio –, ha risposto alle domande postegli in merito alle primarie democratiche: “Tutti possono votare: con due euro e con queste regole anche persone i mafiosi se lo possono permettere. Sono le regole che sono sbagliate”. Poi ha aggiunto con amarezza mista a nostalgia: “Se ci fossero stati gli apparati, queste cose non sarebbero successe”, con riferimento all’aumento sospetto dei tesserati e alla travagliata fase pre-congressuale.
Sposetti non sembra infastidito dalle provocazioni lanciategli da Davi sulla nuova ondata di consenso renziano: “Molti di quelli che con le scialuppe hanno attraversato lo Stretto di Messina – ha detto il fedelissimo dalemiano con un’immagine fantasiosa – sono passati alla corte del sindaco di Firenze e per essere accolti si sono presentati subito dopo con pacchetti di tessere”, senza incontrare le resistenze di Scilla e Cariddi, mitologici guardiani dello Stretto. Ma è chiaro che i due mostri si trovano – in carne e ossa – nelle stanze del Nazareno e non si sa per quanto tempo ancora.
Il partito che sognava Sposetti è “affetto da morbillo e varicella”, quindi ancora giovane e con molti margini di crescita. La priorità rimane “rispettare gli iscritti” e c’è spazio anche per un accenno alle migliaia di elettori senza tessera che hanno eletto ben due segretari e un candidato premier: “Anche un delinquente. Anche un evasore fiscale, un truffatore, un violentatore di minorenni. Con queste regole può votare il primo che passa”. Bell’incitamento per i delusi di sinistra e probabili astenuti o peregrini politici (direzione Grillo).
Klaus Davi termina l’intervista con un’ultima domanda decisiva: “Meglio Luxuria o la Bindi?”. La materia è delicata e Sposetti non si schiera, forse l’apparato dovrebbe sentire gli iscritti.
Fabrizio Neironi