Bondi contro i ‘governativi’ del Pdl: “Anacronistici e senza idee”
Uno dei nemici dichiarati dei “filogovernativi” del Pdl? Senza dubbio Sandro Bondi. Che in una lettera alla Stampa definisce la loro posizione come ”priva di una convincente e maturata prospettiva politica. Anche oggi senza la leadership umana e politica del presidente Silvio Berlusconi non vi sarebbe unità né del Pdl né tantomeno dell’intero centrodestra”.
Chi nel partito si mostra soprattutto interessato a garantire stabilità al governo non rappresenterebbe affatto un’avanguardia nel Pdl in procinto di trasformarsi in Forza Italia: “La visione più aperta e moderna di partito” è ”sempre stata quella del presidente Berlusconi, ispirata al modello americano, mentre anche fra i filogovernativi prevale ancora un modello di partito novecentesco, burocratico e centralista“.
Bondi insiste nel dire che quella annunciata da Berlusconi nel 1994 era una vera “rivoluzione liberale”; non nega che quella strada è ormai a scorrimento lento, ma quelle difficoltà “hanno molto a che fare con una crisi economica che ha imposto e impone tuttora politiche che richiedono un necessario intervento dello Stato nell’economia”. Fronte su cui l’ex coordinatore del Pdl non vede alcun pensiero o elaborazione da parte dei “governativi”: “non mi risulta che l’ala governativa del Pdl abbia un particolare punto di vista”.
Allo stesso modo, non ci sarebbe nessuna idea su quali dovrebbero essere i referenti internazionali del centrodestra: ”Lo dimostra il fatto che non hanno neppure sentito il dovere di replicare alle tesi di Letta, noncuranti di qualsiasi rispetto verso l’identità del Pdl e le nostre posizioni in campo internazionale”. Tutto il contrario di Berlusconi che “sul piano internazionale è stato troppo innovativo scontentando troppi interessi e poteri consolidati”.
La defaillance del gruppo persisterebbe anche sul piano etico: i filogovernativi sarebbero ”i più ignari dei cambiamenti avvenuti nella Chiesa con l’ascesa al pontificato di papa Francesco”. Una bocciatura senza appello, insomma, che equivale a dire che il gruppo di “amici”, se fosse autonomo, non andrebbe da nessuna parte.