L’imminente esplosione del centrodestra
Il centrodestra, ad oggi, assomiglia molto al brodo primordiale che diede vita all’universo. Una grande massa, apparentemente unita, al cui interno si scontrano diverse energie, pronta ad esplodere. E solitamente all’esplosione segue il caos. E’ questo il rischio che corre il Pdl, ma anche Scelta Civica e in buona misura la Lega Nord. Tutti e tre i partiti sono corrosi al loro interno da battaglie, invidie, ritorsioni accuse di tradimento.
Della battaglia tra lealisti e governativi si sa tutto o quasi. Da una parte Raffaele Fitto e dall’altra Angelino Alfano. Il primo sembra aver convinto il Cavaliere all’atto di forza con l’anticipazione del Consiglio nazionale il 16 novembre. Una mossa che sa di resa di conti. Il Corriere rende noto che gli alfaniani avrebbero in dote le firme di 312 membri del Consiglio con 90 “probabili”. Abbastanza per bloccare il tentativo dei lealisti di rifondare Forza Italia secondo il disegno del Cavaliere, ovvero: azzeramento delle cariche, ritiro della fiducia al governo e pieno potere decisionale nelle mani del leader ormai decaduto. Il vicepremier tenterà la mediazione fino all’ultimo ma l’escalation degli ultimi giorni fa presumere che si andrà divisi al redde rationem.
Una situazione analoga la sta vivendo Scelta Civica, ribattezzata dai detrattori Sciolta Civica. Lo strappo di Mario Monti è stato il risultato scontato di un progetto che aveva le sue fondamenta nelle sabbie mobili. E imbarcare ex pidiellini in cerca di poltrona si è rivelata una mossa azzardata. A picconare ancora di più un partito diviso e sul punto di autodistruggersi è stata l’elezione come capogruppo al Senato di Lucio Romano sostenuto dai popolari e inviso ai montiani che per protesta hanno disertato la votazione. Un’elezione che sa di sfida visto che il presidente Alberto Bombassei aveva chiesto di soprassedere almeno fino a dopo l’Assemblea nazionale di partito prevista per il 15 e 16 novembre. Anche qui il rischio è che si arrivi ad una resa dei conti dolorosa.
La Lega Nord, reduce dalla batosta delle elezioni, cerca di rinnovarsi. Il segretario Roberto Maroni auspica l’arrivo di un Renzi in salsa verde. Ma ad ora i candidati non sono certo dei cavalli di razza: il redivivo Umberto Bossi, il maroniano Matteo Salvini e forse il ravennate Gianluca Pini. Anzi il ritorno in campo del Senatùr fa storcere il naso all’entourage del governatore della Lombardia che infatti ha sentenziato “Bossi segretario? Lui è storia”. Ma il fondatore della Lega Nord potrebbe creare più di un grattacapo a Maroni. Sono ancora in molti a rimpiangere il vecchio leader e le epurazioni dei militanti fedeli a Bossi nel Veneto hanno suscitato aspre polemiche e forti divisioni. E così la partita che si giocherà a Torino risulta in bilico a meno che non entri in scena il sindaco di Verona Flavio Tosi. Che però al momento ha in testa di candidarsi solo per le ancora ipotetiche primarie di centrodestra.
In mezzo a questo tourbillon, c’è chi si sta muovendo per ritagliarsi un posticino. E’ il caso dell’ex ministro dello Sviluppo, Corrado Passera che a Mix 24, programma radiofonico di Radio 24, lancia il suo progetto politico con tanto di mobilitazione di centinaia di miliardi per la ripresa economica. Ma la battaglia per la leadership del centrodestra avrà anche un competitor esterno che ha il nome di Matteo Renzi, forte candidato alla segreteria dei democrats. E’ lui la vera mina vagante che, con un Berlusconi in panchina, potrebbe catturare i voti degli elettori liberali. Disorientati e spauriti, in attesa di capire dove sia finito il vero centrodestra.
Andrea Turco