Ma dove vai se la luce non ce l’hai? In un seminario organizzato ad Abidjan dalla Comunità Economica dei Paesi dell’Africa Occidentale (in sigla Cedeao/Ecowas) sono stati diffusi dati molto significativi che dovrebbero fare riflettere quanti, con un ottimismo da pensiero unico, considerano la crescita economica un fattore di sviluppo certo per le popolazioni africane.
Ecco i dati: in Africa Occidentale, una regione di 300 milioni di abitanti, in media solo il 20% della popolazione ha accesso all’energia elettrica, con variazioni importanti tra le zone urbane – dove il 40% dei residenti ha la luce – e quelle rurali, in cui tra il 92 e il 96% della gente vive al buio.
Eppure l’Africa Occidentale è una delle macro regioni mondiali che produce grandi quantità di petrolio e gas naturale. Basta pensare a paesi come la Nigeria (maggior produttore africano di greggio) o alla Costa D’Avorio che in un anno ha raddoppiato la sua produzione di gas, passata da 3,1 milioni di metri cubi al giorno nel 2012 a 6,2 nel 2013.
Insomma in Africa Occidentale si estraggono materie prime che vengono trasformate in energia (anche elettrica) in tutto il mondo ma non a beneficio delle popolazioni locali, che fanno ancora ricorso all’uso massiccio di legno e carbone come fonti di energia con i conseguenti danni ambientali come la deforestazione e l’inquinamento.
Il seminario si è concluso con la constatazione che in materia energetica l’Africa Occidentale è ancora una delle zone più arretrate del pianeta, nonostante i tassi di crescita economica miracolosi di alcuni dei paesi che la compongono.
Nella regione mancano impianti di produzione di grandi dimensioni e moderni: le piccoli centrali che forniscono la corrente elettrica sono poco redditizie e costano tanto agli stati costretti ad importare l’energia per coprire il fabbisogno con prezzi proibitivi e bollette salate per la stragrande maggioranza della popolazione.
Constatazioni che dovrebbero far riflettere, a maggior ragione perché di fatto al momento non sembra ci siano soluzioni. Le risorse derivanti dalla crescita spesso non vanno a finire in imprese locali di trasformazione delle materie prime minerarie o agricole, ma in infrastrutture spesso non legate allo sviluppo.
Fa sorridere, alla luce di questi dati e di queste constatazioni, la recente polemica scoppiata tra Bill Gates e Marck Zuckerberg. Il secondo, padre di Facebook, vorrebbe connettere alla rete cinque miliardi di persone nel mondo che oggi non lo sono. Il secondo vorrebbe distribuire vaccini e medicine ai milioni di bambini affetti da malattie curabili.
A Zuckerberg bisognerebbe chiedere come si fa a connettere cinque miliardi di persone se la stragrande maggioranza di loro non ha elettricità. A Gates bisognerebbe fare un ragionamento. Per rendere accessibili medicine e vaccini i paesi africani dovrebbero produrseli in modo da non essere dipendenti dal cinico opportunismo delle multinazionali dei farmaci. E come produrre con continui black out o addirittura senza energia?